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Il gadget che stava qui è sospeso per 24/48/60 ore.
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.


sabato 1 marzo 2008

COLPO DI FULMINE 1a parte

Sul terrazzo di una villa in Brianza, riparato dal sole da un ombrellone, Alberto sedeva con aria spazientita.
Aspettava la colazione, il cameriere era in ritardo.
Era un bel giovanotto, aitante, dallo sguardo insolitamente severo e scostante, qualcuno pensava: sprezzante.
Lo aveva preso dalla zia, sua madre adottiva, indefettibile padrona di casa, che amministrava oculatamente i beni scampati alla rovina, dopo che il patrimonio terriero era stato ingoiato dai debiti di gioco di suo padre, e cioè la villa, la scuderia (con un solo cavallo) e una rendita non proprio grandiosa.
Lui ad ogni buon conto si stava laureando in Economia e Commercio, gli mancavano solo tre esami per la laurea, ma anche la voglia di studiarli.
Si sentiva svogliato, da un po’ di tempo.
I suoi genitori erano morti in un incidente, quando aveva due anni.
La zia, sorella di sua madre, non avendo figli propri, lo aveva accolto e allevato con ogni premura, ma anche con una buona dose di severità, secondo il suo carattere. In casa infatti le obbedivano tutti, compreso il mite marito, un ex ingegnere, che forse la temeva più degli altri.
Alberto però a 12 anni, per caso, ascoltando i pettegolezzi che si scambiavano due cameriere, aveva saputo la verità sulla sua famiglia e da allora, dopo un lungo periodo di mutismo che aveva fatto preoccupare tutti, aveva chiamato i genitori adottivi non più mamma e babbo come prima, bensì zia e zio, con un’ostinazione che nessuno era riuscito a vincere, né con le buone né con le cattive.
Stava leggendo stizzosamente il giornale, quando sentì un tintinnio di cucchiaini, che sbattevano contro le tazze.
Alzò gli occhi e gli vennero in mente, così, all’improvviso, dei versi di Dante:
“Donna m’apparve, sotto verde manto
vestita del color di fiamma viva…”
In la realtà la ragazza – venti anni o giù di lì – era vestita sì di rosso, ma non aveva manto, solo un grembiulino bianco e un vassoio in mano.Bionda,con lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo, non sarebbe stata forse neanche notata, se non fosse stato per due incredibili occhi color pervinca, che teneva spalancati in quel momento su Alberto, quasi avesse visto un’apparizione, mentre le tremavano visibilmente le mani

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