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Il gadget che stava qui è sospeso per 24/48/60 ore.
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.


domenica 28 novembre 2010

CASTELLO

Mai un giorno mi sono sentita a casa
tra pareti squadrate e soffitti
anonimi,l’occhio avaro delle finestre
a ritagliare rettangoli di cielo
in questi loculi per vivi:
volevo terrazzi e vaste
sale affrescate,amorini
ammiccanti a salutare
il risveglio,corridoi segreti
un pensatoio arioso,in cima
a una scala a chiocciola
quasi sospeso nel cielo,
un giardino indiano,non senza un salice
a specchio dello stagno silenzioso
di muschi,una grande voliera
con uccelli dalle gole
di miele,una sala
per i concerti e le letture
poetiche e grandi torce la sera
a giocare col vento,un chiostro
per raccolti pensieri,
un tempietto per l’urna
(detesto l’umido e il buio della terra)
visitato da uccelli e foglie
autunnali,insomma un castello
assemblato con la fantasia:
non chiedetemi di invitarvi
non saprei darvi l’indirizzo

repost

mercoledì 24 novembre 2010

ALLA SPAZZATURA

,In queste strade
non c'è nulla su cui l'occhio
possa fermarsi e/o riposare
niente che piaccia: i palazzi
tentano invano un decoro borghese
insidiato da crepe rumori,i ragazzi infoiati
a dar calci al pallone fragoroso
o a gridare nel vuoto domenicale
la loro voglia di vincere ma su che cosa
e dappertutto la macchina trionfante:invade spazi
cancella prati esala miasmi rompe i timpani
con la sirena-haimè quanto difforme dal mito-


Ora però a prevalere è il nuovo
arredo urbano dei paesi che cova il Vesuvio
montagnole di putredine-spazzatura:
ecco un effetto perverso del consumismo
e dell'autodeterminazione: nessuno
vuole i nostri rifiuti, dovunque
si tenti sversarli, il popolo
insorge in processioni guidate
dal vescovo locale.


E' un impudico uno sconcio mostrare
della città le sue piaghe segrete:
ostenta non solo fetidi rimasugli
sfasciume di mobili vasellame sbreccato
ma la sua anima ( se pure ne ha una )
altamente incivile e proterva:
mentre leva alti lamenti sui suoi disagi
non si piega a nessun rimedio
o palliativo: la raccolta
differenziata non è inscritta nel suo DNA
ma l'ammucchiata maleodorante ove
razzolano cani tignosi e gatti spelacchiati
( a proposito di zampe, che non ci sia
quella dell'onnipresente e onnipotente camorra )
la gente ha fretta il passo volta la faccia
solo il fruttivendolo indifferente resiste
col suo trirote abusivo carico di merce
e aggiunge i suoi scarti con disinvolta innocenza:


e così affondo nel ventre corrotto di questa
città inospitale, nel suo degrado e putrescenza
presagendo la fine...

repost

venerdì 19 novembre 2010

ALLE SETTE DI SERA

E’ l’ora che i negri trascinano
pesanti valigie e la loro
povera vita
tagliata alle radici
su faticosi marciapiedi accanto
a altri destini sfigurati, che la metropoli
alimenta assieme ai topi e alle carcasse
sventrate d’automobili:
s’avverte
più greve il fiato della piazza…

repost

lunedì 15 novembre 2010

LETTERA A REPUBBLICA

A: REPUBBLICA NAPOLI LETTERE E COMMENTI
PER CONOSCENZA ALL’ANM (AZIENDA NAPOLETANA MOBILITA’)

Domenica mattina, 17c.m., poco dopo le ore 11,00, sono salita nel pullman R2
targato DL923MD in piazza Garibaldi.
Dietro di me saliva un giovane nero, con uno di quei grandi sacchi celeste in cui portano la loro mercanzia , e subito dopo due controllori che gli hanno chiesto se era fornito di biglietto.
Il nero si è risentito: perché solo a lui quella domanda?, affermando tuttavia di avere il biglietto.
I due controllori non gli hanno dato il tempo di cercarlo e, strattonandolo, lo hanno costretto a scendere dal pullman.
A questo punto io, sporgendomi dalla porta centrale del pullman, ho porto al giovane nero, che stava sul marciapiede, due biglietti (benché fornita di abbonamento, ne ho sempre qualcuno in borsa per i miei nipotini), ma uno dei controllori, afferrandomi per il braccio (!!! ???) mi ha detto che non potevo farlo, perché il nero ERA STATO MALEDUCATO!!!!!!
Non sono potuta scendere dal pullman, come avrei desiderato, per far valere le mie ragioni, perché il conducente è ripartito sbattendomi le porte in faccia (non sono tanto svelta, ho 79 anni) e non ho potuto far altro che sedermi (qualcuno mi ha ceduto il posto).
COME SI E’ PERMESSO QUEL CONTROLLORE DI METTERMI LE MANI ADDOSSO E DI IMPEDIRMI DI DARE I BIGLIETTI AL NERO???
A questo punto nel pullman si sono scontrati due gruppi: chi mi dava ragione e chi ripeteva i soliti pregiudizi razziali, culminanti nella frase: Tra poco questi (cioè i neri) comandano loro in casa nostra!
Siccome io insistevo a difenderli, affermando che di fronte ai neri avevo un complesso di colpa, ricordando gli orrori e i soprusi commessi da noi italiani e dai bianchi in genere in Africa, un tale mi ha detto che se non fossi stata una donna mi avrebbe buttato dal finestrino, io gli ho dato del razzista violento e non è scoppiata una rissa perché intanto eravamo arrivati davanti al S.Carlo.
Non credo di dover aggiungere ulteriori commenti.



PUBBLICATA DA “REPUBBLICA (NAPOLI)” IL 22 OTTOBRE 2010 NELLA RUBRICA:
“LETTERE E COMMENTI- LA PAROLA AI LETTORI”
R.L.

sabato 13 novembre 2010

FORESTIERA

Mi sono sentita forestiera
dal grembo di mia madre:
sentivo l'impercettibile scostarsi
degli altri al mio sguardo
(chiedevo verità) al mio invito
impietoso di guardarci dentro senza
difese, di spiarci il sangue.
Mi sentivo respinta nell'invito
a facile allegrie: tutti aggrappati
alla superficie della vita
per timore del fondo: il fondo buio
dove specchiarsi dove consegnarsi
liberi e persi all'ultima sentenza.
Ora (che forza quali incanti
tesse la mia saggezza in solitudine)
ora posso sentirmi nella pelle
e se l'occhio è appannato, tutto
è chiaro (o quasi) alla lucidità
appresa dai miei libri (miei
amici maestri incontestati) :
ora che approdo alla tua isola
felice, Poesia, ora posso anche
dormire a lungo (o per sempre)
nel verde abbraccio dell'erba
ancora forestiera, ma per scelta.

domenica 7 novembre 2010

O MERLA CIAO:-))



Un fruscio lieve di ali, son corsa e sul davanzale c'era una merla stanca...Le piume grigie, ancora brillanti, il becco un pò giallo, gli occhietti vispi, come in attesa,l'ho presa tra le mani: era tremante, non sapevo cosa fare, poi ho cominciato ad accarezzarle il piccolo capo e l'ho portata tra le rose rimanendo in attesa...All'improvviso è arrivato il merlo maschio che la cercava ed insieme hanno ripreso il volo:-)

Due merli si rincorrono
tra i rami
e cadono le foglie,un attimo sospese
da un vento lieve.
Volano nell'aria
e intorno danzando
ricamano l'autunno.

giovedì 4 novembre 2010

RACCONTO DI CARNEVALE

- Su, su, nanetti è Carnevale, preparatevi, andiamo a divertirci- disse Biancaneve ai nanetti.
Cominciarono le solite lamentele: Pisolo diceva - ma io ho sonno, voglio dormire! -
Eolo si lagnava - ma io ho il raffreddore! Etcì etcì! Se esco mi raffreddo ancora di più! -
Mammolo mormorò arrossendo - ma io mi vergogno di andare in mezzo a tanta gente che non conosco! -
Gongolo, Cucciolo e Dotto, invece, dissero subito di sì.
Gongolo gongolava, Cucciolo saltava per l’impazienza e Dotto voleva uscire subito per andare a studiare le maschere.
Il più arrabbiato era il solito Brontolo - e che cos’è questo cavolo di Carnevale?! Vorrei sapere, quattro imbecilli mascherati, io non ci vengo, no, no, e no!! -
Alla fine Biancaneve riuscì a metterli tutti d’accordo, fece l’aerosol ad Eolo, poi uscirono, con Biancaneve in testa, i nani dietro in fila.
Che belle mascherine incontrarono! Arlecchino,Colombina, Zorro, Spiderman e tante fatine svolazzanti. Il più divertente di tutti era Pulcinella, che mangiava i maccheroni con le mani e faceva tante pernacchie. I nanetti si divertivano molto, ma ecco, improvvisamente, apparire un’altra Biancaneve seguita da sette nani.
Si guardavano stupefatti gli uni con gli altri e si schierarono in modo che ognuno avesse il suo gemello di fronte: Cucciolo con Cucciolo, Brontolo con Brontolo, ecc ecc...
Fu Brontolo ad iniziare le ostilità.
- Ehi tu, chi ti credi di essere, con questa faccia da cretino, il vero Brontolo sono io! - e tirò la giacca al falso Brontolo, il bambino mascherato, che fece altrettanto e così cominciarono a picchiarsi.
Allora si scatenò l’inferno: Cucciolo e il falso gemello si tirarono le orecchie, i due Gongolo le alucce dalla fronte, i due Eolo il naso, i due Dotto gli occhiali, i due Pisolo le barbe e i due Mammolo arrossirono e si fecero le linguacce.
Naturalmente le orecchie del vero Cucciolo non si staccarono, quelle del bambino mascherato da Cucciolo sì, e così per le alucce dei Gongolo e il naso degli Eolo: i nani veri urlavano più forte, perché si facevano davvero male.
Le due Biancaneve correvano avanti e indietro per dividerli, gridando.
Ma alla fine litigarono anche loro, strappandosi le corone e tirandosi i capelli. La vera Biancaneve urlava per il dolore, mentre quella falsa aveva perso la parrucca e così si era scoperto che era bionda.
Per fortuna arrivarono le altre mascherine che calmarono i litiganti, e alla fine si capì quali erano i veri nanetti e quali erano quelli in maschera, fecero tutti la pace e se ne andarono sotto braccio: Cucciolo con Cucciolo ecc…
Solo il vero Brontolo brontolava ancora, sottovoce - gli vorrei dare un altro pugno in testa a questo scemo! -
Ma poi si calmò e si mise anche lui sotto braccio al falso Brontolo, che era un burlone e lo fece ridere raccontandogli barzellette divertenti.
E Pulcinella concluse:
- Amici miei, balliamo e cantiamo, lanciamo i coriandoli e suoniamo le trombette. Evviva! E’ Carnevale e ogni scherzo vale!