Al primo lucore
dell'alba al balcone
sorprendo il Vesuvio
aggrondato di nuvole
nere ( pioverà oggi? )
a volte s'innalza
con netto profilo
sulla seta del cielo
s'innazzurra gioioso
in lontananze di mito
e silenzi silvani
o s'acciambella
pigro gattone
a fare le fusa
circonfuso d'ariosa
ironia,
si cela velato
di nebbie ovattate
o sfavilla in ridenti
ammicchi giù al mare:
salgono sentieri
timorosi alla bocca
che inghiotte terrori
su scoscesi pendii
di lava feroce:
eterno nel canto
di Giacomo
ancora s'ammanta
d'odorate ginestre
ancora segnala
arcani al poeta.
RL
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mercoledì 26 settembre 2007
VESUVIO
Pubblicato da riri alle 12:54 2 commenti
domenica 23 settembre 2007
ALLA SPAZZATURA
,In queste strade
non c'è nulla su cui l'occhio
possa fermarsi e/o riposare
niente che piaccia: i palazzi
tentano invano un decoro borghese
insidiato da crepe rumori,i ragazzi infoiati
a dar calci al pallone fragoroso
o a gridare nel vuoto domenicale
la loro voglia di vincere ma su che cosa
e dappertutto la macchina trionfante:invade spazi
cancella prati esala miasmi rompe i timpani
con la sirena-haimè quanto difforme dal mito-
Ora però a prevalere è il nuovo
arredo urbano dei paesi che cova il Vesuvio
montagnole di putredine-spazzatura:
ecco un effetto perverso del consumismo
e dell'autodeterminazione: nessuno
vuole i nostri rifiuti, dovunque
si tenti sversarli, il popolo
insorge in processioni guidate
dal vescovo locale.
E' un impudico uno sconcio mostrare
della città le sue piaghe segrete:
ostenta non solo fetidi rimasugli
sfasciume di mobili vasellame sbreccato
ma la sua anima ( se pure ne ha una )
altamente incivile e proterva:
mentre leva alti lamenti sui suoi disagi
non si piega a nessun rimedio
o palliativo: la raccolta
differenziata non è inscritta nel suo DNA
ma l'ammucchiata maleodorante ove
razzolano cani tignosi e gatti spelacchiati
( a proposito di zampe, che non ci sia
quella dell'onnipresente e onnipotente camorra )
la gente ha fretta il passo volta la faccia
solo il fruttivendolo indifferente resiste
col suo trirote abusivo carico di merce
e aggiunge i suoi scarti con disinvolta innocenza:
e così affondo nel ventre corrotto di questa
città inospitale, nel suo degrado e putrescenza
presagendo la fine...
R.L.
Pubblicato da Nicolanondoc alle 12:56 0 commenti
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