Sara, che per tutto il tempo era stata in silenzio ad accarezzare il cagnolino ed a guardarlo un po’ di traverso, rossa in viso, gli rispose - In realtà sembri un tipo innocuo. Dai, Fulvia, proviamo quest’avventura - e così dicendo prese l’amica per mano, raccolse gli zainetti fece un cenno con la testa a Whilly e si avviarono tutti e tre verso il porticciolo. Il cane li seguiva senza perderli di vista un attimo. Giunti al molo, lui indicò la sua barca e le due giovanette, che avevano sui vent’anni a testa, rimasero senza fiato. La prima a riprendersi fu proprio Sara, quella che sembrava anche la più timida – Cavolo! – esclamò - se questa è una barca, io sono un gommone. Questa per me è una nave vera e proprio. Che bello! Dai, forza, facci salire, che esperienza emozionante! Pensa quando lo racconteremo agli amici, ma dimmi, Willy, come si chiama? Come mai non ha un nome di donna? In genere tutte le barche ce l’hanno.
Lui la guardò impassibile e rispose - ce l’aveva, ma l’ho cancellato da poco, penserò poi ad un altro nome, forse la chiamerò “Poker” ed intanto senza rendersene conto la fissava intensamente. Lei avvertì il suo sguardo penetrante ed arrossì di nuovo, poi cominciò a guardarsi intorno. Intanto Poker era già salito a poppa e si era piazzato sul suo lettino. Finalmente salirono tutti sull’imbarcazione e lui le portò a fare un giro di ricognizione. In coperta c’erano dei tavoli bianchi con sedie normali, semplici, e dei lettini per prendere il sole, con relativi ombrelloni. Una piccola scala centrale portava sotto coperta dove c’erano quattro camere da letto completamente arredate con ottimo gusto, ogni camera disponeva di un bagno e di un piccolo spogliatoio; al lato opposto c’era una cucina immensa dove potevano mangiare comodamente dalle venti alle trenta persone, da un altro lato c’era un bel salone con tanti divanetti in pelle, quadri alle pareti ed un televisore che occupava un’intera parete grande quanto lo scherma di un cinema. Le ragazze rimasero incantate, la prima a ritrovare la parola fu Fulvia che consigliò di cominciare a cucinare qualcosa, quindi, detto-fatto, andò in cucina a guardare cosa ci fosse, perché le era venuta una gran fame e voleva mangiare al più presto.
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Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
mercoledì 28 maggio 2008
IL PRINCIPE COMUNE 4a parte
Pubblicato da riri alle 15:11
Etichette: il principe comune, racconto
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3 commenti:
ciao riri buona giornata....
Ciao Jasna,grazie della visita,buona serata :-)
E dai che voglio sedermi a tavola anch'io col tuo principe dei sogni. Ciao Riri!
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