Fabrizio restò impietrito quando lei andò a dirgli che non poteva più andare alla festa con lui, perché non si sentiva bene. C’era quasi da crederle, tanto era pallida.
Sentì che non era un semplice rimando, che la stava perdendo proprio adesso che gli era sembrato di poterla finalmente avere per sé, quella giovane donna che gli era entrata nel sangue.
Se ne andò avvilito in camera sua, ma dopo un poco decise di andare a bussare alla porta di Ida, per convincerla ad uscire o, quantomeno, a tenerle compagnia, per ricucire un dialogo.
Ma davanti alla porta di lei c’era Alberto che stava giusto girando la maniglia per entrare, segno che la porta era stata lasciata aperta dall’interno per lui.
Era questo il malessere, dunque.
Lo invase una furia cieca, per un momento pensò di prendere a pugni il rivale, come quando erano ragazzi, si sentì tradito, miserabile, frustrato, scese la scale come un pazzo per fare un giro in giardino, si sentiva soffocare.
Passò davanti alla casa del giardiniere, nel piccolo orto scorse Monica che annaffiava le piante:
- E tu che fai? – l’aggredì, - non sei ancora pronta? Sbrigati, tra un quarto d’ora ripasso –
Si rese conto, mentre parlava, dell’assurdità delle sue parole, ma vide che Monica, pallidissima anche lei, assentiva come se tra loro nulla fosse cambiato.
Dopo poco, Fabrizio ripassò in automobile, la ragazza stava già sulla soglia con un abito un po’ scollato, bleu a fiori bianchi, che le stava molto bene.
Ballarono tutta la sera, senza quasi scambiare parola,videro i fuochi d’artificio, che si aprivano nel cielo, come grandi occhi complici di tutti gli amori, risalirono in automobile, ma Fabrizio a un certo punto lasciò la strada provinciale e s’inoltrò in una radura, tra fitti cespugli.
Aveva bevuto molto.
Monica non aveva detto quasi niente durante tutta la serata, accettava, come al solito, paziente e innamorata, ma quando lo sentì venirle addosso con l’alito pesante e gli occhi iniettati di sangue, tentò di aprire lo sportello per sfuggirgli.
Lui l’afferrò, sogghignando che lo sapeva bene che cosa piaceva alle donne, abbassò i sedili di scatto, le strappò il vestito di dosso, la costrinse.
Fu quasi uno stupro.
Una finestra sul Mondo
Arte - L'immagine del giorno
Astronomia - Un'immagine al giorno
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
mercoledì 12 marzo 2008
COLPO DI FULMINE 7a parte
Pubblicato da R.L. alle 14:18
Etichette: colpo di fulmine, racconto
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento