La zia, dopo il licenziamento di Ida, si era apparentemente arresa, sembrava bastarle che il nipote si fosse messo a studiare d’impegno,
per completare gli esami che gli mancavano per laurearsi.
Una caldana di gioventù, un fuoco di paglia che sarebbe finito presto.
Anche Adalgisa sembrava aver rinunciato, veniva raramente e rideva di meno.
La consuetudine delle galoppate mattutine era cessata.
Lo zio Allocco un giorno lo chiamò in disparte, costretto dalla moglie, e gli pose precise domande.
Alberto rispose candidamente che era molto innamorato, che era stupito lui stesso di esserlo e che per il momento non voleva porsi problemi.
Ida superò gli esami e per Alberto, che si era intanto laureato, arrivò il momento di partire per un master negli Stati Uniti. Sei mesi. Gli sembrava insopportabile l’idea di separarsi da lei, che pareva accettare meglio la situazione, anzi, negli ultimi tempi, era sembrata meno appassionata, anche se più dolce e tenera.
I mesi volarono. I due amanti si telefonavano e si scrivevano molto spesso, ma Alberto a volte avvertiva come una nota stonata, una reticenza di lei e non sapeva darsene ragione.
Finalmente il master finì, eccolo di ritorno, corre alla villa degli amici, ma Ida non è in giardino ad aspettarlo, come al solito.
L’amica inglese lo invita in salotto, vuole parlargli prima che incontri Ida.
Con molta circospezione e giri di parole, mentre l’ansia di lui diventa incontenibile, gli dà la notizia: Ida è incinta.
Perché non gliel’ha detto finora, glielo spiegherà lei stessa.
Gli raccomanda di essere gentile, la gravidanza è difficile, e poi Ida è stata minacciata da sua zia, per telefono e per lettera…
Alberto entra nella stanza, Ida si alza dalla poltrona e gli va incontro
Lui la guarda allibito, la vede deformata,sofferente:
- Ma come ti sei ridotta! – e poi non riesce a frenarsi:
- Perché non mi hai detto niente? Perché mi hai tradito? Io non sono pronto per tutto questo.
- Lo vedi – dice lei quietamente e si ferma, con le braccia distese lungo il corpo:
- Avevamo ragione noi a tacere. Se te lo avessi detto subito, mi avresti probabilmente chiesto di abortire e io avrei dovuto scegliere tra te e lui. – Si mette una mano sul ventre – Adesso invece sei tu che devi scegliere, tra noi e senza noi. –
A lui quel noi, sottolineato dalla voce di lei, non piace, non le si avvicina, la guarda con uno straniamento che lei avverte.
Gli occhi le si riempiono di lacrime.
- Dammi tempo, devo riflettere – Alberto si avvia alla porta, lei, non l’ha neanche sfiorata.
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Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
martedì 18 marzo 2008
COLPO DI FULMINE 10a parte
Pubblicato da R.L. alle 12:15
Etichette: colpo di fulmine, racconto
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