Lei esitò di nuovo: - Ecchì –
- Ecchì? E che significa? –
- E’ un’abbreviazione –
- Di cosa? – si inalberò lui.
- E chi si crede di essere? – disse lei tutto d’un fiato.
- Ah, ah – ripeté lui come prima, ma con una nota impermalita.
- Adesso chiamo qualcuno che ti accompagni in camera, ci vorranno almeno due-tre giorni di convalescenza, intanto dirò a mia zia che è stata colpa mia, che ti ho detto io di prendermi il libro, e che ti assumo per riordinare la biblioteca, data la tua competenza. –
Prima che lei avesse il tempo di replicare, aprì la porta e se ne andò, dimenticando il documento.
Così Ida diventò bibliotecaria ( la zia non gradì affatto, ma cedette alle insistenze del nipote: un capriccio, meglio farglielo passare) e Alberto di tanto in tanto la raggiungeva, con la scusa di controllare i cataloghi.
Scambiavano poche frasi, parlavano molto di più gli occhi.
Un pomeriggio Alberto entrò silenzioso nella biblioteca ingrigita dalla pioggia..
Lei non aveva acceso il lume sul tavolo, stava immobile dietro i vetri battuti da un torrente d’acqua, affascinata dalla tempesta e non lo sentì arrivare.
Si voltò quando lo sentì alle spalle, quasi ne avesse avvertito il calore.
Scoppiò un tuono.
Fu un movimento simultaneo, si trovarono abbracciati, si baciarono e rimasero a lungo così, l’uno aderendo al corpo dell’altra, senza parlare.
Si sentì da lontano il suono del gong, lui si staccò, le diede un buffetto affettuoso sulla guancia e se ne andò, lasciandola sopraffatta da quell’inaspettata felicità.
Tre giorni dopo, tre lunghissimi giorni dopo, lui tornò in biblioteca.
Ida stava leggendo, alzò su di lui due occhi così pieni d’amore e d’allegria che lui ebbe un attimo di esitazione , poi le disse, con voce più brusca del dovuto: - Bada che fra di noi non è successo niente – e se ne andò rapidamente, quasi sbattendo la porta.
Venti giorni dopo, c’era un gran fermento nella villa.
Nel pomeriggio quasi tutta la servitù, almeno i più giovani, erano in libera uscita, si preparavano al ballo che ci sarebbe stato in piazza, per la festa del santo patrono, in attesa dei fuochi d’artificio, la notte.
Era un momento importante per le coppie, che si formavano all’occasione o si consolidavano.
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Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
domenica 9 marzo 2008
COLPO DI FULMINE 5a parte
Pubblicato da R.L. alle 18:20
Etichette: colpo di fulmine, racconto
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