Whilly era contento, come non lo era mai stato, la vicinanza di Sara lo riempiva di un entusiasmo che pensava di aver perso, si scoprì a divertirsi per tutte le cose che lei faceva e vedeva: perché come un bollettino nautico lei riferiva tutto, mentre lui era sempre intento alla guida, perché nella grotta c’erano barche di tutte le dimensioni e bisognava fare molta attenzione a non andare a sbatterci contro. Modificò la rotta della barca e si avviarono verso il largo, senza salutare nessuno. Nel giro di poco tempo arrivò ad Ischia, un’isola meno importante di Capri, non ugualmente molto di moda tra i vip, quindi era sicuro che l’non avrebbe trovato nessuno. Invece… Approdarono al piccolo porto e si prepararono la cena, poi mentre studiavano un po’ sentirono delle voci provenienti dalla coperta. Uscirono e trovarono un signore sui cinquant’anni, ancora molto interessante e giovanile, accompagnato da una ragazza molto giovane, poteva essere sua figlia. Il principe ebbe quasi un moto di stizza, oltre che di stupore e si apprestò a presentarli a Sara- Questo è mio zio, fratello di mia madre, Nico per gli amici. Ed ora delucidaci, chi è questa stupenda fanciulla?- Lui scoppiò in una sorona risata e disse, quasi urlando, benché fossero a pochi metri di distanza- Whilly, sei terribilmente cattivo a non riconoscere Titti, tua cugina!- Lui restò stupefatto, senza parole, poi si riprese e chiese scusa. Titti era la sua amatissima cugina, corse ad abbracciarla, contento di rivederla dopo tanti anni - Titti, cara, perdonami, ma quando ti ho vista l’ultima volta avevi le trecce e l’apparecchio ordodentale in bocca, adesso sei uno splendido fiore. Ragazzi, questa è Sara, mia futura moglie e così dicendo la strinse forte, la fece avvicinare alla cugina e la costrinse quasi a baciarla. Sara era rimasta stupefatta, non avrebbe mai immaginato che nel giro di un paio di giorni avrebbe incontrato, prima i chiassosi amici del fidanzato e poi lo zio con la figlia. Si presentò timidamente e constatò che la ragazza aveva all’incirca la sua stessa età, diciotto, vent’anni. Finalmente riuscì a parlare - Ciao, io sono Sara, una cara amica di Whilly, lui è sempre eccessivo e precipitoso, chi gli dice che accetterei di sposarlo? E’ un po’ presuntuoso e poi io, una richiesta di matrimonio, la voglio in pompa magna, con orchestra e fiori, in un posto romantico, dove posso pensare un attimo a cosa rispondergli- Tutti risero della spontaneità della ragazza, ma il principe restò un po’ serio, forse pensava di aver scelto il momento meno opportuno per chiederle di sposarlo. Sara però era al settimo cielo, avrebbe voluto gridare dalla gioia, lui, il suo ragazzo, le aveva chiesto di sposarla in presenza dello zio, quindi era una faccenda molto seria, non la stava prendendo in giro! Dovendo ancora pranzare chiesero ai due ospiti di unirsi a loro. Nico e Titti accettarono molto volentieri e scesero tutti sotto coperta. La cugina di Whilly la tempestò di domande, volle sapere praticamente tutto, come si erano conosciuti, dove erano diretti e se Sara studiava ancora, avendo intravisto sul divano una pila di libri riposti con molto ordine, che parvero del liceo. La ragazza fu felice di rispondere alle domande ininterrotte di Titti, perché finalmente aveva trovato una coetanea che, pur provenendo da un mondo tanto diverso dal suo, sembrava non avere grilli per la testa, né la stessa compiaciuta sufficienza dei loro amici incontrati a Capri. Le due ragazze cominciarono a raccontarsi i loro progetti e nel frattempo Nico prese Whilly sottobbraccio e lo portò in coperta, a prua, per parlargli liberamente di cose molto serie inerenti il lavoro. Senza mezzi termini iniziò il discorso - Caro ragazzo, è ora che tu smetta di scappare e ti prenda le tue responsabilità; ci sono molte cose da fare ed anche se io faccio parte del consiglio di amministrazione, bisogna che ci sia qualcuno che prenda in mano le redini dell’azienda, prima che possa succedere qualcosa di irreparabile. Quel qualcuno sei tu e lo sai, non hai bisogno di lasciare i tuoi svaghi, compreso la ragazzina che hai con te, basta però che ti occupi degli affari, perché non è affatto logico che se ne prendano cura emeriti estranei di cui non puoi fidarti completamente- A Whilly questo discorso non piacque, nemmeno il fatto che avesse accomunato Sara ad uno svago estivo, a qualcosa di momentaneo, che sarebbe stato messo da parte una volta ritornato in città, alla sua vita precedente ed agli affari, a cui aveva peraltro già pensato, e glielo disse senza mezzi termini. Lo zio non si scompose, era abituato a vederlo sempre con donne diverse e per poco tempo, per cui era convinto che anche quest’avventura avesse un termine, una fine; ma si guardò bene dal dirglielo, perché qualcosa gli aveva fatto capire che questa ragazzina era un po’ speciale, e poi lui ne parlava con un tono ed una dolcezza diversi: non aveva mai presentato una ragazza in quei termini e la cosa un po’ lo preoccupava, perché aveva capito che lei non era del loro ambiente, altrimenti Titti l’avrebbe conosciuta! Sembrava un pulcino spaurito, un pesce fuor d’acqua e gli faceva tanta tenerezza; sentimento da lui quasi sconosciuto, perché aveva la fama del duro, anche con sua figlia (pur amandola tanto) non riusciva ad essere un po’ tenero con lei.
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lunedì 30 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 22a parte
Pubblicato da riri alle 15:42 5 commenti
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domenica 29 giugno 2008
Mara Carfagna: fra le cosce tengo il ministero
Di Pietro dice: "il premier fa il magnaccia".
L'ex pm "l'allora aspirante premier mi sembra facesse un lavoro simile per piazzare questa o quella velina..."
Cosa ne pensa lei, signora carfagna?
Pubblicato da Nicolanondoc alle 14:38 10 commenti
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venerdì 27 giugno 2008
ADERIRE ALLA NOSTRA SQUADRA.....
Benvenuto in Virgin Finance.
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Il lavoro non ? complicato, ? tipico. Lei deve realizzare gli pagamenti per i nostri clienti. I nostri manager sarano alla Sua disposizione tutto periodo di prova a spiegare tutto che ? necessario per la collaborazione con noi.
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Rimasto da fare solo un passo per iniziare una buona carriera.
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Nella lettera indicare il Suo nome, cognome, numero di telefono e un'ora conveniente per chiamata. Cosi’ i nostri manager avranno la possibilita di collegarsi telefonicamente con Lei e rispondere a tutte le Sue domande..
Distinti saluti,
Kelley Hamilton
Senior Managing Director, IT department--
No virus found in this incoming message.
Checked by AVG.
Version: 7.5.524 / Virus Database: 270.4.1/1521 - Release Date: 26/06/2008 11.20
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:34 18 commenti
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IL PRINCIPE COMUNE 21a parte
Whilly si pentì subito di non essere rimasto sulla barca, ma ormai erano lì e bisognava stare al gioco. Iniziarono le varie presentazioni ed ogni volta qualcuno guardava la ragazza con un grosso punto interrogativo, domandandosi: chi è, da dove viene, è del nostro ambiente, è un’avventura? Capirono subito che non poteva essere soltanto un incontro di poco conto, perché lui non portava mai donne sulla sua barca, quindi dedussero che doveva essere qualcosa di serio. Stettero comunque zitti, perché, conoscendolo, sapevano che avrebbe potuto irritarsi se si fossero permessi di fare il terzo grado alla sua ragazza. Presero il caffè in silenzio, poi lui salutò tutti accampando una scusa, con la promessa che si sarebbero rivisti molto probabilmente una sera a cena od a ballare. Appena furono usciti Sara si staccò da lui e lo guardò diritto negli occhi - Whilly, perché li hai trattati così freddamente? In fondo sono i tuoi amici, appartengono al tuo ambiente, al tuo mondo d’origine, non è giusto che tu li tratti con tanta sufficienza come se fossi un principe in incognito!- Dopo questa battuta, venutala per caso, cominciò a ridere a crepapelle ed anche lui, finalmente un po’ più sereno, si unì alla risata. Le si rivolse in tono scherzoso dicendole che forse aveva dimenticato con chi stesse parlando -Io sono il Principe di Rialto, e su questo, purtroppo, non ci piove - Arrivarono alla barca tenendosi per mano e ridendo come due ragazzini. Lei ormai non pensava più agli amici che avevano appena incontrati, li riteneva innocui e poi lui l’avrebbe sempre difesa da qualsiasi attacco; ormai era serena. Intanto si era fatto un po’ tardi, bisognava preparare il pranzo, non volle sentire le ragioni di protesta di Whilly, questa volta toccava a lei e scese subito in cucina per mettersi all’opera. Lui si soffermò un po’ a prua a prendere il sole, non c’era alcuna fretta, avevano tutto il giorno, tutto il tempo che volevano a loro disposizione, ciò nonostante gli si era insinuata nella mente una sensazione di fastidio: era enormemente contrariato di aver trovato gli amici di un tempo, avrebbe voluto andarsene subito, quasi scappare via da loro. Andò sotto in cucina, da dove proveniva un buon profumino e chiese alla ragazza se sarebbe stato meglio andarsene via. Lei rispose, quasi arrabbiata - Io non ho mai visto Capri, solo in televisione e su qualche cartolina, voglio fare un giro completo dell’isola e dopo ce ne possiamo andare! - Lui replicò - Non capisci, li troveremo dappertutto, perché qui sono come a casa loro, qui hanno attraccato le loro imbarcazioni e stanno iniziando le vacanze, prima di immergersi nel mondo del lavoro e degli affari!- Lei capì e gli rispose -Whilly, tu hai paura per me, temi che possano offendermi, prendermi in giro perché sono di un altro ambiente? E’ così? Dimmelo, ti prego!- Lui le prese la mano e la baciò, poi quasi come se fosse distratto da altri pensieri aggiunse - Piccola, finchè sarai con me, nessuno di loro oserà dire una sola parola che possa offenderti, ferirti, loro mi conoscono bene e sanno che con me è meglio non scherzare troppo! Mi preoccupa che è finita la nostra intimità, la nostra privacy, verranno sempre a chiamarci ad ogni ora della notte, perché loro di giorno dormono, e di notte fanno la bella vita: quella dei ricchi annoiati e spendaccioni, e non sanno neppure divertirsi! Io non lo sopporto più e se prima partecipavo alle loro stupide feste, adesso sono cambiato e trovo il tutto molto ridicolo ed avvilente. Questa loro voglia di divertirsi a tutti i costi solo perché si è in vacanza. Io me ne ero liberato, ed ora, voglio stare loro molto lontano. Non m’importa niente di loro, nessuno è un amico vero, sono solo conoscenti con cui ho diviso un po’ del mio tempo e nient’altro.”- Va bene, rispose lei, facciamo così, prima mangiamo, poi tu mi porti a fare un giretto sull’isola ed a vedere i famosi faraglioni e la grotta azzurra, poi stasera salpiamo le vele!”- Lui fu molto contento che lei avesse capito subito la situazione, con lei non c’era bisogno di molte parole, lei lo capiva al volo, lei era la sua donna ideale. Mangiarono di buon appetito e poi lui si mise al timone per farle vedere Capri, la magnifica, considerata una dei posti più belli ed esclusivi del mondo! Le fece visitare prima i faraglioni e le affidò una piccolissima macchina fotografica per farle riprendere tutto. Lei ogni tanto si girava e lo fotografava, intento a guidare la barca, a dorso nudo, bello come un adone. La Whilly la condusse infine nella famosa grotta azzurra e lei non finiva di stupirsi; emetteva dei gridolini di piacere ogni volta che vedeva un piccolo pesce affiorare e fotografava meticolosamente tutto.
Pubblicato da riri alle 13:20 10 commenti
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giovedì 26 giugno 2008
mercoledì 25 giugno 2008
- Questa è la fredda e avvelenata saga -
uno sguardo profondo /
ma al di sotto d'ogni santità. Un mondo
dove l'altro può anche ucciderti. [Oh Caino
Caino, sei sempre stato fratello? o identità].
Dove tu puoi essere il mostro, quando accade /
nell'occhio è intrappolato il segno : la follia,
se l'unghia che ti lacera, se il frammento di pelle
è del tuo demone.
Questa è la fredda e avvelenata saga
dai segni di morte : è un vivere in fuga,
di porta chiusa, e il vuoto si contrae
a tessere il delitto /
è come rivoltare nella piaga il tempo,
lo stesso canto : un trauma, come la nascita /
lo stesso volto sfigurato. E l'urlo
incarna in sé le viscere.
E' questo il nostro testamento? l'eredità?
O un retaggio di beni spirituali,
da cui dobbiamo sorgere. [L’incontro
con l’altro segna un sigillo,
un segno di elezione, che nega un dio ctonio].
Come si aggrappano
le domande. Si aggrappano
come i morti.
Swan
Pubblicato da Nicolanondoc alle 12:48 10 commenti
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martedì 24 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 20a parte
All’iniziò la baciò molto delicatamente, poi preso dalla passione continuò con grande foga. Lei stava al gioco e finirono avvinghiati sul tappeto, dove i respiri si univano ai gemiti di piacere, furono tutt’uno, non si capiva chi godeva di quel piacere e chi lo provocava, era un continuo scambio di carezze intime, di baci sempre più sensuali, poi alla fine esausti si divisero e stettero un attimo a riposarsi sul soffice tappeto. Si udì bussare alla porta di prua, Whilly balzò in piedi, si ricpmpose e corse a vedere chi fosse arrivato; era un suo amico - Ciao Whilly, ho visto la tua barca ed ho pensato di fare un salto, è tanto che non ci vediamo, come va?- - Ciao Edoardo – rispose l’altro - mi fa piacere rivederti, qui va tutto bene, ho un ospite, vieni che ti preparo un caffè - Edo rimase un po’ incerto, perché lo vedeva cambiato, diverso e poi si chiese chi fosse quest’ospite, probabilmente una donna. Gli rispose - No, non disturbarti, ci vediamo magari un altro giorno, ti fermi ancora per molto? Del resto sei appena arrivato, qui ci sono tutti, te li ricordi i tuoi vecchi amici? - L’altro non fece in tempo a rispondere perché all’improvviso comparve una ragazza dai capelli rossi, un tipo molto appariscente, che con lui aveva avuto una storia anni addietro. Ciao Whilly, facci un caffè, e, senza complimenti la ragazza si sdraiò al sole su uno dei lettini di prua – Ciao, Mizzy, va bene, adesso ve lo preparo - Si avviò in cucina. Nel frattempo Sara si era svegliata e vestita come al solito, con pantaloncini cortissimi e top, stava per salire in coperta, ma lui la fermò -Ascolta piccola, ci sono due miei amici, Edo e Mizzy, non far caso alle loro battute, nel nostro mondo si usa molto degenerare e l’ironia è di casa! Se vuoi andare su, io tra un po’ vi raggiungo con il caffè e te li presento- Sara era molto eccitata all’idea di vedere gente che aveva fatto parte del suo mondo e stava per andarsene, col suo solito impeto, ma a metà scaletta si fermò, sentì gente ridere e scherzare ed ebbe paura del confronto! Pensò che lei veniva da un altro ambiente, dove i ritrovi erano al massimo il bar vicino casa ed il pub la sera, non era certo abituata all’idea che delle persone, che non si vedevano da così tanto tempo, avrebbero potuto ritrovarsi tutti su un’isola con le loro imbarcazioni! Restò un attimo incerta sul da farsi; lui la vide così pensierosa e quasi intimidita, la prese per mano e la portò su per la scaletta incontro ai nuovi arrivati. Appena lo videro questi reclamarono il caffè, poi si girarono verso Sara che lo seguiva e la guardarono con grande curiosità. Lei si sentì osservata, scrutata, come un fenomeno da baraccone, avvertì una sensazione di fastidio, per lei insolita, ed avrebbe voluto nascondersi, ma come al solito, Whilly che aveva compreso perfettamente il suo disagio, la circondò con un braccio e disse: -Ragazzi, questa è Sara, la mia fidanzata, stiamo facendo un giro turistico, ci fermeremo forse un paio di giorni; Sara, lui è Edoardo, Edo per gli amici e lei è Mizzy, non è un diminutivo, è solo un nome di fantasia, perché i suoi genitori sono molto eccentrici. Adesso che vi conoscete scendiamo giù al bar del porticciolo a prendere un caffè - E senza mai lasciare Sara, che teneva stretta, quasi come se qualcuno volesse portargliela via, si avviò con lei verso la scaletta che portava al molo. Gli amici li seguirono senza una parola, erano abituati al modo di fare del principe, e se lui aveva deciso che il caffè sarebbe stato meglio prenderlo al bar, non era il caso di contraddirlo. Sara cominciò a riacquistare un po’ di sicurezza, ma si sentiva ancora sotto esame, lui ogni tanto le stringeva forte la mano per rassicurarla, come per dirle di non aver paura, facendole capire che si trattava di gente comune, innocua, solo ricca, ma purtroppo al bar del porticciolo trovarono tutti gli altri.
Pubblicato da riri alle 20:53 10 commenti
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lunedì 23 giugno 2008
un caro saluto a tutti!!!!!
Cari amici, sono Patrizia e vi abbraccio tutti, col tempo ci conosceremo meglio, x ora vi ringrazio x avermi accolta nel vostro meraviglioso blog! ora vado a prepararmi x festeggiare San Giovanni il patrono di Torino, stasera ci saranno tanti cantanti, tanta musica e tanta allegria..... e tanto caldo!!!! a presto, un bacio, Pat
Pubblicato da Patrizia alle 17:47 7 commenti
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sabato 21 giugno 2008
IL GIORNO CHE MI CHIEDESTI
Una sera dicesti: non voglio crescere
- sentivo il tuo peso sul ventre
(poter tornare al soffice umido grembo
perfetta armonia della simbiosi)
nella penombra i capelli mandavano
lampi dorati: avevi paura da quando
- leggevo una lettera /favola di Gramsci
a Delio - gridasti perchè
perchè quel babbo era in carcere
e seduto sul letto sbarravi gli occhi
con le braccia protese a respingere
quel mondo d'atroci ragioni, così
diverso dal nido in cui t'assediavo
incauta d'amore e di troppa dolcezza;
da quando - ah il tuo offeso stupore -ti dissi
che non era sua la casa che costruiva
il muratore in bilico sull'imbalcatura
quasi un balletto ai tuoi occhi deliziati;
il giorno che mi chiedesti perchè i grandi
sono tutti tristi o arrabbiati,io agghiacciai:
finiva la tua infanzia d'oro e allegria -
da allora aspetto il tuo atto d'accusa
ma già lungamente sto scontando la pena.
Pubblicato da R.L. alle 20:29 16 commenti
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venerdì 20 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 19a parte
- Whilly ubbidì con uno strano brivido di piacere, mai nessuno l’aveva trattato così, neanche sua madre che non dava mai ordini ma era una donna molto esigente. Sara invece s’imponeva con foga e se credeva in qualcosa, si batteva a lungo per le sue idee, mai per altro strampalate, nonostante la giovane età. Decisero di studiare un po’ al sole, lei prese i suoi libri e lui cominciò ad interrogarla. Era sempre preparata come se studiasse molto, di nascosto; in realtà lei era un po’ più avanti del programma perché nella sua classe i professori usavano un metodo di studio personalizzato, un programma più agile per coloro che stavano un po’ indietro e lasciava che quelli più bravi procedessero. Sara era una di questi, andava avanti per conto suo, anche senza la spiegazione dei professori, ciò le permetteva di dedicare un po’ di tempo allo studio della musica. Lei suonava il pianoforte abbastanza bene, aveva preso molte lezioni da un insegnante anziano del Conservatorio; la sua più grande passione era suonare il piano e suo padre, il Natale precedente, gliene aveva regalato uno molto bello, a coda. Whilly le chiese il perché fosse così avanti nel programma e lei con la solita franchezza gli raccontò della sua grande passione. Lui la prese per mano e la portò in una stanza dove lei non era mai entrata, dove i mobili erano coperti da enormi teli e lenzuola, si avvicinò al centro della sala e scoprì un magnifico pianoforte, enorme, moderno, di colore bianco, lei gridò dalla gioia , si mise subito a suonare: Per Elisa, di Beethoven e lui rimase incantato. In realtà quello era il pezzo forte di Sara e poi il compositore tedesco era la sua grande passione; il principe prese uno sgabello, le si avvicinò e cominciò a suonare con lei. Iniziarono un concerto a quattro mani, con una foga tale, da rischiare di svegliare tutta Capri. Sara era estasiata, lo baciò tutto, sui capelli, sul collo e si tolse una piccola catenina d’oro che gli mise al collo, una sottile catenina con un pendente che aveva la forma di un delfino. Lui non voleva che lei si privasse di quella collanina graziosa, ma lei molto candidamente gli disse - Whilly, non so cosa darei per te, non ho nient’altro, ma questa è la cosa più bella che posseggo, è un regalo di mia madre per la festa del mio diciottesimo compleanno, perciò voglio che la porti tu - Con lei non si poteva discutere e lui che aveva tolto tutti i fronzoli, anelli, catene, orologi di gran valore, si ritrovò con questa collanina, con un’immagine così tenera che lo fece commuovere! Sara riprese a suonare e gli dedicò il Bolero di Ravel, lui l’aiutò per un po’, poi lei si alzò e iniziò a ballare, dapprima lentamente, come richiedeva il pezzo, poi sempre più freneticamente, man mano che il brano assumeva toni alti. Era uno spettacolo stupendo, lui non riusciva quasi a suonare per guardarla, lei incurante continuava a contorcersi, a muovere i fianchi ed il bacino in una danza dal ritmo scatenato e primordiale, una danza che era quasi un inno all’amore. Lui smise di suonare, non ce la faceva più, voleva solo stringerla a sé per rendere unici quegli attimi che stavano vivendo insieme, allora con un balzo le si avvicinò, la prese tra le braccia e cominciò a baciarla.
Pubblicato da riri alle 23:29 7 commenti
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giovedì 19 giugno 2008
SETTEMBRE IN PERIFERIA
Avvilito settembre
i ragazzi tornati alle bande
a sferrare calci e rabbia al pallone
nelle ore d'aria della periferia
urlano gli spazi esigui
la condanna al rumore
alberi rassegnati sbattono
le foglie come palpebre alla luce
la sera cala sul manto
putrido di smog.
Pubblicato da R.L. alle 20:50 8 commenti
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mercoledì 18 giugno 2008
RICORDANDO MARIO RIGONI STERN....
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:00 22 commenti
Etichette: guerra, per la pace nel mondo
martedì 17 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 18a parte
Sara, partiamo adesso o preferisci domani mattina al risveglio?- Lei rispose prontamente -Sì, adesso, io non ho sonno e voglio sentire cosa si prova ad andare in mare di notte- Whilly diventò un attimo pensieroso, perché realizzò che di notte ed in quelle zone poteva succedere di tutto. C’erano pescatori di frodo, contrabbandieri intenti a fare smercio di sigarette, droga, alcool; insomma di notte in mare c’era un po’ di tutto, senza contare gli inseguimenti e gli spari della Guardia di Finanza. Lui era abbastanza abituato. Decise lo stesso di partire, senza prima avvertirla di quanto sarebbe potuto accadere. Lei era super eccitata, una cosa del genere l’aveva vista solo nei film ed era pronta alla grande avventura! Whilly le disse -Ti porto in un posto bellissimo, forse una delle isole più belle del mondo, dove vedremo insieme l’alba, che è uno spettacolo stupefacente!- Sì, Whilly, dai, andiamo, non vedo l’ora di vedere i pirati!- Lui rise, con lei non era possibile essere seri, lei era troppo piena di vita, lo faceva ridere in continuazione e lui ne aveva tanto bisogno! I pirati? Le rispose, spero proprio che stanotte abbiano fatto sciopero, perché non voglio che tu ti spaventi. Nel frattempo lei si era piazzata su una specie di pedana, aveva preso il binocolo e già scrutava l’orizzonte in cerca di qualcosa di eccitante! Whilly avviò i motori e la barca cominciò a muoversi, dapprima lentamente e poi sempre più svelta, come se volasse sull’acqua. Sara era molto entusiasta, si era preso Poker tra le braccia, lo accarezzava di tanto in tanto, ma non perdeva d’occhio l’orizzonte, scrutava come un vecchio marinaio, si spostava in continuazione perché era ben decisa a godersi questa avventura notturna, fatta di rischio, di paura, di spari, di polizia; ma arrivarono a Capri e non successe assolutamente nulla! Lei si girò verso il ponte, Whilly era sempre al timone e lei gli gridò - Ehi, ma dov’è questa gente? Sono andati tutti a dormire? Ce l’hanno fatto apposta! – Lui ne era ben contento, perché in un conflitto a fuoco, od in un inseguimento della Guardia di Finanza, loro avrebbero potuto trovarsi nel bel mezzo e non si sarebbe potuto escludere un controllo alla sua imbarcazione - Piccola, mi dispiace, sarà per la prossima volta, adesso guardati il panorama e lascia perdere i bracconieri - A Sara venne un gran sonno, si distese su un lettino da mare e si addormentò profondamente. Quando il principe entrò nel piccolo porto di Capri si aspettava le sue esclamazioni di gioia, di stupore, di entusiasmo, come ormai era abituato, ma si girò a guardare intorno , a cercarla con lo sguardo e la vide. Era addormentata come una sirena su uno scoglio, allora andò a prendere un telo di ciniglia e la coprì, perché al mattino c’era sempre un vento leggero, l’aria era umida e frizzante e Sara era in costume da bagno. Spuntò il sole, lui andò a preparare la prima colazione, poi la chiamò piano, lei non dava segni di risveglio, allora la baciò dolcemente sulla bocca, lei si girò dall’altra parte, con le braccia aperte, pronta a stringerlo a sé, ad abbracciarlo forte. Lui le andò ancora più vicino e la prese in braccio portandola in cucina, dove era tutto pronto. Finalmente lei si svegliò, lo abbracciò contenta e cominciò a mangiare con grande appetito. Lui era contento perché quella mattina non aveva il solito mal di testa che lo tormentava ormai da anni. Mangiò con gusto e poi le propose un tuffo in piscina. Sara lo sgridò come una madre, molto scandalizzata, gli disse
Vuoi farti venire una congestione, dopo tutto quello che hai mangiato? Lo sai che dopo un’abbondante colazione, quasi un pranzo, bisogna aspettare almeno tre ore prima di fare il bagno? Ho capito, se non ci fossi io, tu ti metteresti in guai seri!-
Pubblicato da riri alle 23:26 4 commenti
Etichette: il principe comune, racconto
lunedì 16 giugno 2008
A TE GRILLO.........ED AI TUOI AMICI
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:42 18 commenti
Etichette: pensiero
domenica 15 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 17a parte
Lui la tranquillizzò, rispose che era presto ed era ora di ricominciare a studiare, le portò i vestiti, lei infilò subito i jeans e la maglietta e si precipitò fuori a cercare i suoi libri. Si sedettero nel piccolo salotto e cominciarono, lei lo prese un po’ in giro dicendogli -Professore, oggi non sono molto preparata, mi è capitata una cosa stupenda, un’avventura affascinante, mi sono innamorata di un bel principe azzurro con una barca come casa- Lui rise - una barca? Non doveva essere un cavallo bianco?- Whilly, quanti cavalli ha il motore della tua barca? – chiese lei – L’uomo diventò serio e le rispose che non lo sapeva, che sarebbe dovuto andare a leggere sui documenti di bordo, perché veramente non li aveva mai contati! Scoppiarono a ridere insieme poi lui ridivenne serio e con ferma dolcezza cominciò ad interrogarla sul programma del giorno. Sara era molto preparata, tranne che per qualche confusione di date e di luoghi. Conosceva la storia molto bene, lui sottolineò i punti da riguardare, poi la lasciò sola e salì in coperta. Si sdraiò dieci minuti al sole ed attese, dopo un po’ lei arrivò, rossa in viso, gli spruzzò un po’ d’acqua addosso e lo rimproverò aspramente.
–Ehi, che razza di insegnante sei, io sto studiando seriamente e tu vai a metterti al sole! Sei senza pudore- Nel dirgli questo si avvicinò a lui ed all’improvviso gli tirò giù lo slip. Lui restò un attimo senza parole perché alla sua età non era abituato a questi scherzi da fanciullo, si rimise a posto il costume e le corse dietro. Lei correva ad una velocità pazzesca, si infilò nel buco della scala a chiocciola e sparì in un attimo. Lui la rincorse, ma lei si era rifugiata nella stanza da letto e si era messa dietro la porta per non farlo entrare, ma ecco che all’improvviso si sentì afferrare dalle spalle da due braccia robuste, lui era entrato da un oblò rimasto aperto. Sara finse di spaventarsi, lo respinse e gridò -Aiuto, aiuto, mi vuole violentare, qualcuno mi aiuti!- Lui stette al gioco e cominciò a spogliarla con un po’ d’irruenza, le tolse i vestiti che lei aveva appena rimesso. Lei gridò ancora, ma cominciò a dimenarsi, a dargli piccoli calci e pugni. Lui incassò senza reagire, si strappò il costume che indossava e la prese lì, vicino alla porta, sul pavimento di morbida moquette. Lei riprese a gridare – Aiuto, aiuto, mi vuole violentare - Lui la zittì con un bacio, le coprì la bocca con la sua, ma appena smetteva di baciarla lei continuava a gridare ed era un gioco molto eccitante. Con un piccolo salto le fu sopra, la penetrò con una violenza inaspettata, qualcosa che non riusciva a controllare, con una furia di cui lui stesso non avrebbe mai pensato di essere capace. Lei a sua volta partecipò con aggressività, mordendolo, gridando, dimenandosi ed insieme esplosero in un orgasmo folle, smisurato, all’unisono. Finirono esausti sul pavimento, si staccarono un attimo per guardarsi e lei seriamente gli disse -Whilly, sei un essere spregevole, mi hai appena violentato!- Lui rispose –Sara, a te è piaciuto molto ed hai partecipato attivamente alla violenza, per cui ritengo da buon avvocato di doverti chiedere i danni morali e materiali- Risero insieme abbracciati, tenendosi per mano, si avviarono verso le docce, dove lui, insaziabile, avrebbe ricominciato, ma lei non glielo permise. Si asciugò in fretta ed andò a cercare un vestito da mettere. Era giunta la notte, così all’improvviso, come succede verso la fine di settembre; il sole era completamente tramontato, si intravedeva uno spicchio di luna ed il mare era argenteo. Whilly si affacciò al parapetto della barca e cominciò a pensare a dove andare, dove portarla, per farla vivere, divertire, perché lei era tanto giovane e non poteva stare certamente a lungo sola con lui e segregata su una barca. Pensò a Capri, un’isola sempre ricca di turisti, ebbe solo un po’ paura di incontrare qualche conoscente, ma poi scrollò le spalle e decise che la vita era la loro e lui non si sarebbe certamente fermato di fronte a questi inconvenienti. Sara arrivò, lo abbracciò da dietro, lo tenne stretto, guardarono assieme il mare che dall’argenteo a tratti diventava molto scuro, era ormai notte, forse era giunta l’ora di partire.
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sabato 14 giugno 2008
venerdì 13 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 16a parte
Il destino lo aveva già duramente colpito, perciò adesso poteva lasciarsi andare completamente a questa felicità, a questi momenti teneri, senza preoccuparsi troppo del futuro. Il suo dilemma era se poteva legare a sé quella splendida fanciulla solo per pochi mesi. Era giusto tutto questo? E quando fosse finita, lei non avrebbe avuto del rancore, del risentimento nei suoi confronti per averglielo tenuto nascosto? Quasi gli leggesse nella mente, lei gli sorrise, lo abbracciò stretto e gli disse di non aver paura, che qualsiasi durata avesse avuto il loro amore, anche un solo giorno, sarebbe valsa la pena di viverlo intensamente, lasciandosi andare senza pensieri bui! Lo baciò e continuò a esortarlo a non pensare a niente, ad essere felice, ché lei era lì, insieme a lui e questo solamente contava! Cominciò a baciarlo, poi si fermò colpita da un pensiero, doveva avvertire la sua cara amica Fulvia, non poteva andarsene così, senza nemmeno salutarla. Lui le passò il telefono e si allontanò sul ponte. Lei gridava eccitata, non si poteva evitare di ascoltarla - Ciao, Fulvia, sono io, sono qui con lui, lo amo, sì, anche lui; partiamo subito, sì, addio, ti penserò sempre, salutami tutti gli altri. Grazie… aspetta, vuoi parlargli? - Dall’altro capo del telefono, Fulvia piangeva, le rispose subito di no, ma poi ci ripensò e se lo fece passare –Ciao, Whilly, ti devo dire una sola cosa, non farle del male, amala sempre, lei è buona, non merita cattiverie, lei non sa cosa vuol dire astio; amala sempre, ti prego, non deluderla mai, addio! Ci rivedremo quando tornerete a Ventimiglia, ciao, ciao, no, salutala tu per me, ciao- Lui capì il grande legame che univa le due ragazze e ne rimase impressionato, perché non aveva mai avuto un amico vero, qualcuno che si preoccupasse per lui, in quel modo così coinvolgente, così tenero, così fanciullesco, così bello. Si girò a cercare Sara e non la vide, fu preso dal panico pensando che avesse cambiato idea e fosse tornata indietro sui suoi passi, che fosse andata via! Guardò dappertutto e poi finalmente andò nella sua stanza e la trovò addormentata. Sembrava un angelo bruno, con i capelli nero corvino, sparsi sui cuscini, dormiva di traverso, i piedi fuori dal grande letto, coperta ancora solo dal tovagliolo che si era messo in cucina; dormiva profondamente, lui si sedette ai bordi del letto a guardarla: Avrebbe voluto fermare quell’attimo per sempre. Lei era troppo bella, tenera, dolce, con quel piccolo viso minuto, il corpo snello ed abbronzato, un respiro lieve che le faceva andare su e giù il tovagliolo appoggiato sul seno. Whilly era incantato, le prese una mano e lei gliela strinse forte forte. Lui la baciò piano, poi prese il lenzuolo e la coprì, togliendole il tovagliolo. Lei si girò su un fianco, allungò un braccio quasi a cercarlo, ma lui era sempre lì che la guardava, allora lei avvertì la sua presenza, il suo sguardo intenso ed aprì piano piano gli occhi. Gli chiese l’ora, e si preoccupò che fosse tardi - Mi sono addormentata- disse.
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giovedì 12 giugno 2008
ONOREVOLE CARFAGNA
Che si dice?Tutto bene vero?
Sono convinto che stai risolvendo i problemi di tutti noi!!!Io odio i nani e il nucleare,i mafiosi e i delinquenti;oltretutto sono per dare tutti i diritti alle donne ed alle famiglie,che ne dici, sei daccordo?
Voglio farti una domanda a prescindere dai tuoi connotati politici,che potrei anche rispettare,sei laica?
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:33 8 commenti
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STRAGI SUL LAVORO
Mineo viene dopo Molfetta,dopo la Thyssen a Torino,dopo Porto Marghera,dopo tante altre tragedie finite in prima pagina,dopo le molte altre finite in sordina.
Ancora una volta il Presidente Napolitano è tornato a fare la voce grossa:"basta con le stragi:servono interventi e controlli stringenti per spezzare la drammatica catena di morti".
Di queste stragi in passato ne abbiamo parlato più di una volta ormai sono veramente senza parole,riporto alcuni versi scritti da Riri tempo fa:
Vite rubate
all'amore-famiglia-
amici - lavoro?
Vite schiacciate
da "colossi"
affamati di soldi
accumulo di
vile denaro.
Nemmeno hanno
un volto
per loro
questi uomini
così massacrati,
nemmeno
hanno un nome....
Pubblicato da Nicolanondoc alle 08:26 16 commenti
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mercoledì 11 giugno 2008
PRIMAVERA
Un tempo sapevo anche essere felice
non conoscevo il prezzo: non avere più occhi
per le bindoville gli stracci
gli occhi vuoti dei vecchi
la grazia dell'infanzia graffiata di sporco.
Ma stamani datemi almeno una collina
aperta a un galoppo d'argento
ulivi che il vento accende
di bianchi bagliori
gioia lo spazio di un treno in corsa
vedete, è primavera.
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martedì 10 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 15a parte
Whilly si fece promettere che in qualsiasi momento, qualunque cosa le fosse venuta in mente, avrebbe dovuto dirglielo; avrebbero dovuto essere sinceri l’uno con l’altra, in modo da scongiurare i momenti di sconforto. Sara gli fece un cenno d’assenso con la testa, era troppo emozionata per poter parlare.Quando salirono sull’imbarcazione era ormai ora di cena, si ammirava il sole al tramonto, uno spettacolo magnifico, visto da una barca. Lei cominciò a disfare le valigie, lui scomparve. Dopo circa mezz’ora la chiamò e lei restò senza fiato, aveva preparato una tavola imbandita con gusto e raffinatezza ed era riuscito a procurarsi anche dei fiori da mettere al centro della tovaglia, il che dava un tocco magico alla scena. Sara aveva fame e poi avrebbe voluto stargli sempre appiccicata, ma c’erano dei momenti in cui Whilly diventava pensieroso e sembrava assente. Lei lo chiamò, piano, con dolcezza e gli disse -Amore cosa c’è, sei già pentito di avermi portata qui?- Lui avrebbe voluto dirle tutto, gli sarebbe piaciuto farsi consolare, coccolare da lei, tra le sue braccia, ma non poteva, quello era un segreto solo suo; no, non le avrebbe detto mai che stava per morire, non avrebbe mai voluto la sua pietà, tutto doveva rimanere semplice e naturale come quando si erano conosciuti; allora finse con se stesso che tutto andava bene e le rispose -Sara, non potrei mai pentirmi finche vivrò di averti rapito, è solo un po’ di stanchezza, perché ieri non ho dormito- Lei sorrise, un sorriso raggiante, traboccante d’amore, gli si avvicinò, lo baciò piano sulla bocca, gli accarezzò i capelli dorati, lo cullò un po’ tra le braccia, allora in lui esplose il desiderio di farla sua, subito, senza indugio, lì in cucina; l’adagiò prima sul pavimento e fece l’amore con violenza, quasi volesse trasmetterle il suo malessere, quasi come se col pieno contatto fisico avesse potuto dirle, anzi le stesse dicendo tutto il suo dolore! La baciò dappertutto, le mordicchiò le labbra, le orecchie i capezzoli e poi candidamente le disse -Sara, ma….usi qualche precauzione?- Lei rispose con naturalezza di non preoccuparsi, che prendeva la pillola. Lui rimase un attimo in silenzio pensando a quale ragazzo l’avesse avuta, stretta, posseduta, prima di lui, ma lei non gliene dette il tempo e cominciò ad abbracciarlo, con forza, a baciarlo, quasi con rabbia, per fargli capire che lei era lì, era sua, era nata in quel preciso momento e non ci dovevano essere ombre. Erano solo loro due, cullati dalle onde del mare. Alla fine, fecero insieme una doccia tiepida, insaponandosi a vicenda; ridevano come due ragazzini, lui voleva ricominciare lì, sotto la doccia, ma Sara gli disse che era insaziabile e che era venuto il momento di mettere qualcosa sotto i denti. Whilly le rispose che anche lui aveva fame, ma di lei. Si misero a tavola felici come due bambini, con addosso solo un paio di slip, lui guardava sempre il suo seno, così bello pieno e sodo come si può avere solo a vent’anni, lei si accorse del suo interessamento, rise e si coprì con un grosso tovagliolo. Finalmente consumarono la loro gustosa cenetta: dei gamberetti in salsa rosa, dell’insalata russa, formaggi, un po’ di frutta, il tutto innaffiato da un buon vinello bianco, fresco e leggero. Era l’unica cosa che il principe non doveva comprare, perché a casa sua ne aveva le cantine piene. Suo padre, grande intenditore di vini, ne aveva decine di qualità, che gli arrivavano da tutto il mondo, ma soprattutto dal Piemonte, dove si producono vini di alta qualità: Barolo, Barbaresco, Dolcetto, Grignolino, Nebbiolo; dal Veneto, gli arrivavano invece i vini bianchi. Whilly era talmente felice da averne paura, pensava di non meritare tanta felicità e che potesse capitargli qualcosa di brutto, un evento che smorza l’allegria; poi gli venne in mente che era malato, cominciò a pensare al suo male e quasi lo benedisse, perché questo significava che non doveva aver paura di niente.
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lunedì 9 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 14a parte
Lei si lasciò baciare, poi gli disse piano.-“ Whilly, vuoi portarmi con te dovunque vada?”- Gli si riempirono gli occhi di lacrime a lungo represse, lacrime di gioia, di felicità pura e pensò che in quel momento era pronto a qualsiasi evento, pensò perfino di smettere la cura che aveva intrapreso dall’inizio della malattia e di lasciarsi andare a questo amore innocente e prepotente, dolce, aggressivo, un amore, un sentimento nuovo per lui, mai assaporato prima - Sì, le rispose tra le lacrime, sì, tu sei mia e nessuno potrà mai separarci, quando tu lo desideri partiamo.- Lei che aveva i piedi ben piantati a terra decise che sarebbe stato meglio riempire prima la dispensa. Così andarono insieme al supermercato e fecero una grande spesa come se dovessero stare per mesi in alto mare o su un’isola deserta! Poi, all’improvviso si ricordò che lei studiava al liceo, poteva lui rapirla, toglierla dalla scuola, era l’ultimo anno di liceo ed avrebbe dovuto sostenere gli esami di maturità; allora fu preso ancora una volta dal panico, si rabbuiò e non seppe cosa dire o fare. Sara intuì il suo tormento, lo prese per mano e lo costrinse a parlare. Lui le confidò i suoi pensieri, le sue preoccupazioni per il futuro, ma lei realista com’era risolse il tutto dicendo - Whilly, puoi aiutarmi tu a studiare, a prepararmi per gli esami, vorrà dire che li farò da privatista e non cambierebbe assolutamente nulla!- Così lo costrinse a scendere di nuovo dalla barca, tornò a casa e riempì una valigia con tutti i libri che potevano servirle, poi ne riempì un’altra con tutte le sue cose: i suoi vestiti, il suo orsacchiotto, da cui non si separava mai e del quale si era completamente dimenticato. Baciò di nuovo la madre, mentre lui impaziente aspettava fuori sperando che non cambiasse idea all’ultimo momento. Poi lei arrivò, vestita e pettinata come la prima volta che l’aveva conosciuta e se ne era innamorato. Erano solo due giorni prima, ma a lui sembravano anni! La conosceva così bene che in quel momneto avrebbe potuto dire cosa pensava e quel velo di tristezza che le era sceso sul viso era solo il fulmineo distacco da una vita semplice, regolare, che lei stava abbandonando per lui: un’incognita, un uomo che avrebbe potuto stancarsi tra un giorno, un mese e riportarla indietro. Lui la guardò, le prese la mano e le disse ancora una volta - Sara, sei pronta? Io ti amo, per sempre, non l’ho mai detto finora perché non ci credevo, ma ora sì, ci credo, e se ci credi anche tu, vieni, andiamo subito a casa nostra- Sara gli passò le valigie, sorrise radiosa e si avviarono in quel tardo pomeriggio di settembre, con il sole ancora alto nel cielo e con un sogno in tasca.
Pubblicato da riri alle 16:30 2 commenti
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CATTOLICA...QUALCHE ANNO FA :-)
Un' estate trascorsa con gli amici.....questo è il terrazzo dell'albergo dove giocavamo e stendevamo i nostri indumenti.....
Ciao Bloggers :-)
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:32 13 commenti
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domenica 8 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 13a parte
- Whilly, mia madre mi ha detto di seguire il mio cuore ed il mio destino; spera solo che io non soffra troppo e che per te io non sia solo un’avventura. - Lui non l’ascoltò neppure, la prese per mano e correndo la portò sulla barca. Poker che era stato in rispettoso silenzio, cominciò a farle le festa, forse memore del panino che lei gli aveva elargito il giorno prima. Whilly preparò due succhi di pompelmo e brindò con lei, non aveva più fretta di andarsene, sarebbe rimasto lì con lei in eterno, fino alla fine a guardarla, così giovane, fresca, innocente: non avrebbe mai potuto farle del male. Tra loro scese uno strano silenzio, ma era come se si parlassero. Sara lo ruppe per prima e disse – E’ ora di pranzo, che ne diresti se cucinassi qualcosa? - Lui rispose distrattamente - Fa tutto quello che vuoi!- Sarà andò in cucina e preparò un po’ di spaghetti alla carbonara, ricordandosi di metterne un po’ in più per il cagnolino. Poi gridò - Padrone, è tutto pronto! - Lui corse in cucina e la prese tra le braccia: - Sara… Sara… Sara, dimmi che non sei un sogno, dimmi che rimarrai con me per sempre, dimmi che mi vuoi così anche tu! - Lei si divincolò ridendo dalle sue braccia e cominciò a mangiare, lui non ci riusciva, gli era passata la fame. Poker invece si rimpinzò come un porcellino, allora Whilly tirò fuori una bottiglia di champagne d’annata, ne versò in due flüte e brindò a lei ed al loro amore. Sara finalmente si rasserenò, prese la coppa e andò a sedersi sulle sue gambe, lui le circondò le spalle con un braccio, posò il bicchiere, le tolse il suo di mano e cominciò a baciarla lentamente. Prima i capelli, poi il viso, gli occhi, il naso, le guance, le orecchie, il collo e poi con infinita dolcezza le cercò la bocca. Lei era lì, pronta, aveva aspettato questo momento tutta la vita; doveva essere così quando si amava davvero, si provavano delle forti emozioni, come quando andava con i suoi amici sulle montagne russe e le mancava il fiato; sì, adesso le mancava il respiro, perché lui la baciava appassionatamente, freneticamente, forsennatamente, come se lei stesse partendo per un lungo viaggio, come per un addio! Invece era solo un incontro, un ritrovarsi di due anime che cantavano all’unisono la stessa canzone. Lei lo allontanò un po’ e gli disse -Whilly, non respiro più, aspetta un attimo, io non sono abituata, nessuno mi ha mai baciato così, aspetta!- Lui non volle attendere, la prese tra le braccia e la portò nella propria stanza, l’adagiò con dolcezza sul letto, le tenne una mano e le disse -Sara, amore mio, sei pronta? Io ti desidero da impazzire, ma voglio che sia tu a dirmi se posso; io…- Lei lo zittì baciandolo sulla bocca, poi cominciò a spogliarlo; lui le tolse la maglietta, poi le sfilò i jeans; lei aveva solo uno slip ridottissimo, lui glielo tolse piano, ma avrebbe voluto strapparglielo, la vide nuda, col suo esile corpo di fanciulla, si tolse i pantaloncini, aveva solo quelli, e venne fuori il suo sesso, lei soffocò un grido e si allontanò un po’ turbata. Lui si coprì con un lenzuolo, poi la cercò piano, prima l’accarezzò dolcemente e quando si fu calmata cominciò a baciarla in modo profondo. Si rese conto di essere troppo irruente, cercò di controllarsi, ma vi riuscì per poco, lei era pronta, lì, inerme, aspettando solo e soltanto lui; le si avvicinò ancora un po’, l’avvinse tutta tra le sue braccia, poi cominciò a toccarla fra le gambe, la sentì bagnata, eccitata come lui, allora, cercando di non farle male la penetrò, entrò in lei con tutta la dolcezza di cui era capace. Cominciò a muoversi piano dentro di lei, Sara restava quasi immobile, allora lui continuò a baciarla, lei, come se si svegliasse da un sogno, si aggrappò a lui con tutte le sue forze e cominciò a muoversi piano ed a emettere dei gemiti, dei suoni gutturali, nel momento culminante gridò, urlò il suo nome,” Whilly, Whilly, amore mio!- Allora, lui spinse con forza fino a provare un orgasmo profondo, un’emozione forte che gli entrava nel profondo, qualcosa che non aveva mai provato con nessun’altra donna, e glielo disse, mentre, esausti ansimanti giacevano sul letto sfatto, pieno di vestiti, di lenzuola attorcigliate, di nastri per capelli. Lui si alzò ed andò a prendere due coppe di champagne che aveva tenuto in fresco, si bagnarono le labbra e ricominciarono a baciarsi. Sara gli chiese una sigaretta, lui le tirò fuori dal comodino e si mise a fumare anche lui, cosa che non faceva da mesi. Era felice, si sentiva esausto e felice, come non si era mai sentito prima e volle sentire dalle sue labbra le stesse sensazioni forti che provava lui in quel momento!
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sabato 7 giugno 2008
A UNA RAGAZZA PALERMITANA
Se io fossi un poeta
da lasciare il segno
ti direi :vivi,
la rondine già si è levata
in volo
e fabbrica nidi d'aria
non esitare al mattino fra le brioches
alla crema o alla marmellata -
l'ocra del monte e il bleu del mare
ti incalzano dappresso,
non andare a piedi a S.Rosalia
(il suo manto d'oro già luccica
di milioni di gocce di sudore)
sul monte cerca un nuovo sentiero
non insidiato dai fichi d'India
e se vesti di lino chiaro
al funerale la tua anima
sarà cresciuta di una spanna...
Pubblicato da R.L. alle 16:23 1 commenti
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NONNO FELICE AL MARE
Il più piccolo sono io,le altre sono due delle mie sorelle, il ragazzo è uno zio.
Qui è Salerno,circa 50 anni fa,il sole era sempre splendente....
Qui a Torino continua a piovere.
Beati quelli che sono al mare o vicini.
:-))
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venerdì 6 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 12a parte
Rispose con una vocina sottile - Pronto- e lui - Non riattaccare, scusami se ti ho disturbato, ti prego non riattaccare, vieni solo un attimo, vieni, ti prego, voglio salutarti, poi, te lo giuro, scomparirò dalla tua vita, ma dammi ti prego quest’ultima possibilità, anche ad un condannato a morte non si rifiuta l’ultimo desiderio, ti prego vieni, resteremo qui a Ventimiglia, oppure dove vuoi, ma ti prego, vieni! - Questo fiume di parole la travolse, avrebbe voluto gridare per la gioia, urlare, ridere, piangere, ma riuscì solo a dire -Dove sei? Ti raggiungo subito! Lui era lì, a pochi metri, era riuscito a farsi dare l’indirizzo dal centralino ed era praticamente sotto casa sua. Lei gli corse incontro, lui rimase immobile, avrebbe voluto volare, aspettò lei, le sue mosse, non volle muoversi, per timore che finisse l’incantesimo. Lei gli si buttò tra le braccia e cominciò a parlare tra le lacrime- Oh, Whilly, Whilly, pensavo di averti perduto per sempre; non mi lasciare più, ti prego, portami via con te. Sarò la tua cuoca, il tuo marinaio, io ti amo, ti prego, portami via con te!-
L’uomo rimase sconvolto e tutte le parole che si era preparato non se le ricordò più, riuscì solo a dirle - Sara, vieni via con me, così come sei, va a salutare tua madre, ma fa presto, ho bisogno di te, devo stringerti forte tra le mie braccia, Sara, non mi sfuggirai mai più. Ti aspetto, no, vengo anch’io, cosa ne dici? - E lei tra le lacrime gli rispose - No, è una cosa che devo fare da sola, anche se sarà molto dura e tanto difficile per la mamma accettare una cosa del genere! Io ci proverò, del resto ho quasi vent’anni, sono maggiorenne e la vita è mia! - Sì dicendo corse verso casa, ma riapparve solo dopo pochi minuti, a lui erano sembrati ore, riapparve, splendente nel sole, col suo avanzare svelto, come se avesse fretta!
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giovedì 5 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 11a parte
Sara, da parte sua, era uscita dalla vita di Whilly, ma le sembrava che una parte di sé fosse rimasta lì, sentiva dentro un vuoto terribile, non aveva mai provato nulla di simile, nemmeno a sedici anni, quando si era innamorata (così le sembrava) disperatamente di Alessandro, per poi scoprire che era cotto di Fulvia. A lei andava sempre così, quando le piaceva un ragazzo scopriva che stava già con un’altra. Quello che provava adesso era ben diverso, era quasi un dolore fisico. Lui l’aveva colpita profondamente, con quella sua tristezza, quella sua compostezza, quel suo naturale stile di uomo vissuto, di uomo di successo. Perché non gli aveva lasciato il suo numero di telefono? In fondo avrebbero potuto rivedersi e chissà, poi…poi cosa? Lei doveva tenere i piedi ben piantati in terra, lei non poteva permettersi illusioni, non avrebbe permesso alla sua fantasia galoppante di pensare di aver trovato veramente, nel vero senso della parola, il suo principe azzurro! Quel giorno non era andata a scuola, voleva rimanere a casa a pensare, a gustare ancora quel sogno di fanciulla, in fondo non faceva del male a nessuno, erano solo sue fantasie. No, doveva al più presto dimenticare, non era per lei, lui era troppo distante, li separavano due mondi opposti, c’era un grosso limite anche al sogno, come se di mezzo ci fosse un abisso. Eppure non riusciva a dimenticarlo, lottava con tutte le sue forze, per scacciare l’immagine di lui, così serio, così triste, che gli chiedeva di rivederla. E se fosse stato sincero? E se lei con la sua testardaggine avesse perso qualcosa di prezioso di raro, che non avrebbe potuto ritrovare mai più? Sarebbe stato sempre un grosso dubbio; col tempo, forse, avrebbe dimenticato, ma dimenticato cosa? Tra loro non c’era stato niente, solo qualche sguardo ed una stretta di mano. No, non doveva pensarci più! Squillò il telefono e si precipitò a rispondere, a metà squillo, come se aspettasse la sua telefonata, pur sapendo che era impossibile! Lui, in quel momento, chissà dov’era e com’era lontano! - Pronto - sì, era la sua voce - ciao Sara, sono Whilly, vuoi venire a prendere un gelato con me? Sono a pochi metri da casa tua – Non rispose, rimase ammutolita, paralizzata ed abbassò la cornetta. No, si disse, me lo sono inventato io, è frutto della mia immaginazione, non può essere lui, perché è già lontano. Il telefono riprese a squillare, questa volta non rispose subito, sentì solo sua madre che le diceva - Sara, vuoi per favore rispondere? Tanto saranno i tuoi amici.
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mercoledì 4 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 10a parte
Detto fatto, cominciò a prepararsi bene, a guardarsi allo specchio, come non faceva da tempo e si trovò perfino piacevole! Si provò due tre jeans, poi decise per quello di colore grigio, si provò tre o quattro camicie e poi decise di indossarne una rosa, era il suo colore, sua madre gli diceva sempre- Whilly, vestiti di rosa, che sei bellissimo- Andò prima a fare un giro per il paese, comprò delle provviste da portare sulla barca ed un po’ di scatole di carne per Poker. Sistemò tutto nella credenza e nel frigo, poi verso mezzogiorno prese il suo cagnolino al guinzaglio, perché aveva paura che in città si sarebbe spaventato ed avrebbe potuto essere investito da qualche auto. Non avrebbe corso mai questo rischio, lo amava troppo! Finalmente si avviò verso una scuola e cominciò a cercarla. Scoprì subito che non poteva essere lì, perché era una scuola media, dove uscivano in fretta ragazzine di dodici, tredici anni, allora chiese in giro dove fosse un liceo. Gli risposero che ce n’erano due e gli chiesero quale gli interessasse. Lui, senza un perché, pensò al liceo classico, allora lo mandarono al “Cavour “, poco distante dal porto, dove i ragazzi cominciavano ad uscire a gruppetti. Non la vide, il cuore cominciò a battergli forte, forse si era sbagliato, forse non abitava nemmeno a Ventimiglia, aspettò ancora un po’ e vide Fulvia, accerchiata da tre ragazzi che le saltellavano dietro come cerbiatti. Lui la chiamò dolcemente, per non spaventarla, lei lo vide subito, gli corse incontro e inaspettatamente si buttò tra le sue braccia, lo baciò forte e gli disse -Lo so, cerchi Sara, ma oggi non è venuta a scuola perché sta male, se vuoi mandarle un messaggio glielo porto io.
Lui rispose di no, ma le chiese il numero di telefono, lei stranamente non si fece pregare, glielo dette quasi subito, poi lo riabbracciò e come se nulla fosse e ritornò dai suoi amici. Whilly era al settimo cielo, finalmente avrebbe potuto chiamarla, finalmente avrebbe risentito la sua voce! Si appartò in un angolo, un luogo un po’ più isolato, prese il telefonino e compose il numero.
Pubblicato da riri alle 16:32 3 commenti
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martedì 3 giugno 2008
PARAFRASANDO NIETZSCHE (sulla Filologia,dalla prefazione ad "Aurora").
La poesia ti chiede silenzio e attenzione
fatti da parte,non darti pensiero
del tempo, anzi,essere lento
come un sapiente orafo col suo bulino.
Forse qualcuno ti chiederà se tutto
questo è in linea con la nostra
epoca frenetica,che si precipita
indecorosa e sudaticcia a sbrigare
gli affari,che corre consuma.
E tu fagli capire che proprio per questo
la poesia può ancora attirare,ancora incantare
che proprio il suo passo lento,il suo
elegante incedere e attardarsi su difficili sentieri
la rende oggi più preziosa all'uomo,
la rende necessaria.
Pubblicato da R.L. alle 13:35 6 commenti
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IL PRINCIPE COMUNE 9a parte
No, lui non amava il suo mondo, il suo ambiente vip, come lo chiamava lei, no, lui ne era e se ne sentiva estraneo. Si era escluso, isolato, per sua volontà, anche se spesso lo cercavano, volevano ancora coinvolgerlo in feste ed orge a base di donne e cocaina. No, lui voleva la purezza, voleva lei, voleva un Amore: Sara! Tutto questo glielo disse con gli occhi imploranti, ma lei non volle lasciargli il suo numero di telefono. Arrivò finalmente Fulvia e lui mise in moto la barca e nel giro di venti minuti giunsero a Ventimiglia. Le ragazze salutarono frettolosamente come se volessero scappare, lui chiamò ancora una volta Sara, ma lei non gli rispose. Propose allora una foto ricordo con una polaroid automatica, dopodiché Sara e Fulvia lo salutarono e partirono per le loro abitazioni: quel mondo tanto diverso dal suo, eppure tanto pulito, tanto genuino, lui avrebbe voluto inoltrarcisi, ma ne era definitivamente escluso! Andò a dormire con la sensazione di aver perso qualcosa di veramente grande, prese le sue medicine, preparò qualcosa da mangiare per il cane ed andò a letto, ma il sonno tardava ad arrivare, pensava sempre a lei, a cosa si erano detti, aveva impresse nella mente le sue ultime frasi, il suo mondo così diverso! Due mondi agli antipodi, lui perché ricco e di alta estrazione sociale, lei perché normale, proveniente da una famiglia modesta. Ma che senso aveva tutto questo? Non era riuscito nemmeno a sapere se fosse figlia unica, se avevano problemi economici, perché lui avrebbe potuto aiutarli… ma come? Non sapeva niente di lei, neanche il numero di telefono, né indirizzo, solo il suo nome e quello dell’amica, l’unica informazione certa era che entrambe abitavano a Ventimiglia. Una cosa era certa, nulla l’avrebbe fermato, l’avrebbe cercata disperatamente, fosse stata anche l’ultima cosa della sua vita! Come fare? Un investigatore privato? No, troppa pubblicità per la ragazza, allora decise che l’avrebbe cercata da solo, il paese in fondo era piccolo e non avrebbe dovuto avere molte difficoltà. Forse andava ancora a scuola, l’avrebbe attesa fuori dai licei, dai pub, dai posti che frequentano i giovani, no, non si sarebbe dato per vinto. L’avrebbe cercata e sicuramente trovata! Maturata questa decisione, riuscì ad addormentarsi, ma era quasi l’alba. Ebbe nel sonno la visione di lei, minuta, graziosa, in jeans e maglietta, che usciva dal liceo; non avrebbe usato mezzi vistosi per ritrovarla, sarebbe stato nell’ombra ed appena l’avesse vista, si sarebbe fatto avanti. Ecco, improvvisamente lo colse di nuovo il sospetto, la paura di non saper cosa dire o fare ed allora si svegliò bruscamente. A questo punto si alzò. Si preparò un caffè e cominciò ad elaborare un piano. L’avrebbe incontrata, come per caso, lei certamente avrebbe capito subito che non era una coincidenza, ma non aveva importanza, a lui interessava rivederla e carpire le sue emozioni. E se fosse rimasta indifferente? No, si rifiutava di pensare che non fosse interessata a lui, non lei, Whilly era sicuro di piacerle. Era presto, appena le otto del mattino, si tuffò in piscina e fece un po’ di vasche per liberarsi della tensione che aveva accumulato durante la notte; si asciugò e cominciò a prepararsi una bella colazione. Adesso che aveva le idee chiare era quasi felice, c’era solo un’incognita: e se avesse avuto un altro, magari un ragazzo della sua età, un compagno di scuola col quale divideva tutto: merende e sogni? Fu riavvolto un attimo dalla nebbia, ma la giornata era troppo bella per essere sciupata in queste assurde congetture, allora, si disse, - La conquisterò, sarò sempre ad aspettarla con dei fiori, mi farò amare, no non posso esserle indifferente!
Pubblicato da riri alle 10:09 0 commenti
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lunedì 2 giugno 2008
IL PRINCIPE COMUNE 8a parte
Lui senza distogliere lo sguardo le rispose - Vorrei tanto baciarti, ma ho paura che tu scompaia, che questo sia solo un sogno, un’immagine dettata dalla mia fantasia, vorrei che tu restassi qui, sempre con me, vorrei rapirti, ma tu penseresti che sono il lupo cattivo della favola, penseresti che ha ragione la tua amica a non fidarsi troppo degli estranei. No, non voglio rompere l’incantesimo, ma lasciami ti prego il tuo numero di telefono, perché vorrei rivederti, senza la tua guardia del corpo.
Sara rise ancora e disse - Whilly, cosa te ne fai di una donna come me, tu che puoi avere le migliori di questo mondo, donne di classe che senz’altro avranno i tuoi stessi gusti raffinati? Io per te potrei essere solo un capriccio, il sogno di una notte, ma poi tu dimenticheresti tutto e ritorneresti al tuo mondo, tanto lontano e diverso dal mio. Ti prego Whilly, restiamo amici, così non andiamo oltre ed anche per me potrebbe essere solo un bel sogno di cui conservare un bel ricordo tutta la vita.
Lui si commosse quasi alle candide parole della ragazza, nessuna nel suo mondo gli aveva mai parlato così, nessuno gli aveva parlato di sogni da conservare. In genere le sue storie finivano tutte allo stesso modo, con un costoso regalo, un addio formale ed un arrivederci a qualche festa dei vip, dove peraltro lui non andava più da circa un anno, cioè da quando gli avevano dato poco tempo, da quando in America i migliori medici lo avevano riempito di medicine che ritardavano un po’ la sua fine. Per un attimo, avrebbe voluto dirglielo, ma avrebbe suscitato solo la sua pietà e lui voleva molto di più, voleva il suo amore; anche se per pochi giorni, un mese, un anno, tutto quello che gli restava da vivere avrebbe voluto passarlo insieme a lei e non poteva dire tutta la vita! - No - le disse - le donne del mio mondo non hanno gusti raffinati, quel tipo di donna è arido, attaccato ai soldi e dove fiuta un buon partito si getta come il pesce sull’esca, cercando di intrappolarlo.
Pubblicato da Nicolanondoc alle 10:04 0 commenti
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domenica 1 giugno 2008
LA GRAZIA
La grazia nel nodo di danza più non ritrovo
di ondulate vergini botticelliane
ma in te fiore del mio grembo
innocenza che ti schiudi alla coscienza
occhi sgranati a ricreare il mondo
le nostre logore cose squilli di meraviglia
le parole affaticate echi di gioia
conchiglia di tenerezza
da un aspro mare.
Pubblicato da R.L. alle 12:58 4 commenti
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IL PRINCIPE COMUNE 7a parte
L’atmosfera si era un po’ riscaldata, dopo il primo bicchiere di champagne, cominciarono tutti a mangiare con gusto. Poker aveva un suo tavolino basso, sul quale era stato appoggiato il piatto e sembrava che gradisse molto il cibo, poi si rivolse a Whilly abbaiando un po’, allora lui prima gli dette un sorso di champagne dal suo bicchiere e poi gli riempì una ciotola d’acqua. Le ragazze guardavano esterrefatte perché in vita loro non avevano mai visto niente di simile, sembrava che vivessero in un sogno, soprattutto Sara era rossa in viso e raggiante. Terminato il loro pasto, sparecchiarono e poi s’inoltrarono all’interno della sala comandi per vedere i motori. Soddisfatte delle meticolose spiegazioni del padrone di casa andarono su in coperta a prendere un po’ di sole. Erano ormai le due del pomeriggio, il sole era una palla infuocata e pensarono bene di spalmarsi un tubetto di crema protettiva sulla pelle, quindi si distesero sui lettini che stavano a prua. Whilly che al sole non riusciva a stare molto, perché gli procurava delle terribili cefalee, si alzò ed andò a prendere delle bibite fresche per tutti, compreso il cagnolino, a cui dette un po’ della sua coca-cola. Era incredibile come quella bestiolina mangiasse e seguisse tutto quello che faceva il padrone. Il tempo passava in fretta e le giovani, che erano di Ventimiglia, dovevano tornare per le cinque al pullman che avrebbe dovuto riportarle a casa. A Whilly venne un’idea geniale, disse a Fulvia che poteva andare ad avvisare l’autista che loro sarebbero rientrate con un altro mezzo e promise loro di accompagnarle con la barca. Le ragazze erano al settimo cielo, Fulvia si allontanò di corsa, mentre Sara rimase attonita a guardare ancora una volta tutto quel lusso che la circondava. Oggetti di alta classe, vasi cinesi, tappeti persiani e quei meravigliosi quadri che sembravano usciti da un museo d’arte. Solo ad un certo punto si rese conto di essere rimasta sola con lui ed allora cominciò a guardarlo in silenzio, si accorse allora che lui non aveva smesso un attimo di fissarla, quasi volesse imprimersela bene nella memoria, si accorse che il suo sguardo seguiva i suoi capelli neri, raccolti in una lunga coda, seguiva le curve del suo seno ancora acerbo, del suo corpo quasi di bambina, seppure molto seducente. Sara si chiese il perché di tanto interesse. Anche i suoi coetanei la guardavano spesso, ma era diverso, spesso facevano dei complimenti pesanti, soprattutto quando metteva dei pantaloncini molto corti e delle magliette che le lasciavano scoperto l’ombelico. Era un suo vezzo quell’ombelico scoperto, vicino al quale si era fatta tatuare una piccola farfalla variopinta. Whilly la guardò ancora una volta, guardò il suo corpo coperto da un minuscolo bikini, quel papillon così grazioso su quel corpo di bimba e gli venne voglia di baciarla tutta, di toccare con le sue labbra quella piccola farfalla, di assaporare la sua bocca, che immaginava al sapore di fragola. Lei capì e rise, rise in modo più composto, forse pudico e gli chiese timidamente- Perché mi guardi in questo modo? Mi metti in imbarazzo.
Pubblicato da Nicolanondoc alle 10:29 0 commenti
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