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giovedì 31 luglio 2008
GABRIELE CON LA NONNA :-)
Pubblicato da Nicolanondoc alle 23:08 8 commenti
Etichette: Gabriele con la nonna
UN'ALTRA PARENTESI DELLA MIA VITA....
Pochi giorni fa mi è arrivata una telefonata molto importante, era un'amica (come una sorella),non la sentivo da un pò di tempo, mi diceva che nei primi giorni di agosto sarebbe arrivata a Torino con il marito ed i 3 figli,perchè aveva promesso ai piccoli una visita a questa città ed al museo egizio.Mi chiedeva se ci fossi in quel periodo perchè sarebbero passati da me per stare insieme qualche giorno.Quasi con rammarico ho dovuto risponderle che andavo via per le vacanze,ma subito ho pensato di lasciarle le chiavi di casa,in modo che lei si sentisse più a proprio agio che in un albergo.Ci siamo accordati per le chiavi,che lascerò ad una delle mie vicine di casa (femmine con cui ho un buon rapporto di amicizia),poi al ritorno staremo insieme per parlarci un pò del futuro,forse anche del passato.Questa signora era già venuta a casa mia diverse volte,per dei ruoli di supplenza al liceo,prima ancora di mettere su famiglia.A quei tempi aveva parecchi "spasimanti" essendo una donna molto interessante e fuori dagli schemi,quello più insistente,il suo attuale compagno di vita,la chiamava a tutte le ore della notte e la ragazza andava a scuola sempre con un debito di sonno notevole.All'improvviso lui piombò qui a Torino,pazzo di gelosia,e forse chissà,voglio pensare che contribuii alla nascita di un grande amore e di una bella famiglia!A questo punto mi sto dando da fare per mettere in ordine la mia casa,ieri ho iniziato a lavare i vetri,ma verso sera un temporale mi ha rovinato l'opera,ho provato a provare l'asciugacapelli e non funzionava,per tranquillizzarmi sono andato in cucina a prepararmi un caffè e mi sono accorto che facevo un pò di fatica a girare i pomelli del piano cottura,la pompa di alimentazione del gas non era più a norma,quindi mi sono precipitato a comprare tutto nuovo ed ho telefonato ad un mio amico (è tempo di ferie,tecnici inesistenti o carissimi),quest'ultimo,nonostante parta stanotte per le sue vacanze e fosse impegnato nel trasloco del figlio,si è precipitato da me ed in 2 ore ha sistemato tutto.Il mio amico Giorgio mi ha ricordato i vecchi tempi ed abbiamo parlato anche della nostra comune amica Margherita;anni fa avevamo passato le feste di capodanno in montagna (un posto da favola),eravamo 3 coppie,dopo le 5 del mattino ci siamo ritirati tutti nelle nostre stanze,mi è venuto in mente la domanda di Margherita il giorno dopo:"-secondo te quando dovrebbe durare un amplesso ?-"Questa domanda maliziosa me la fece perchè fino a mattino inoltrato aveva sentito provenire dei mormorii dalla mia stanza,adiacente alla sua....
Alla prossima parentesi :-))
Nei prossimi giorni cercherò di mandare un saluto a tutti voi....
Pubblicato da Nicolanondoc alle 12:54 5 commenti
Etichette: storia vera
mercoledì 30 luglio 2008
VILLAGGIO BLOG....
È evidente che il blog è molto più di un sistema di comunicazione. È un angolo di mondo, avrebbe detto Herder. O una forma di vita, per dirla con Wittgenstein. In entrambi i casi uno spazio di condivisione simbolica caratterizzato dai suoi usi, costumi, sensibilità, abitudini, codici sedimentati - ma prima ancora creati - e da un linguaggio comune. I blog sono a tutti gli effetti le nuove forme di vita prodotte dalla rete, degli autentici angoli di mondo virtuale.
Certo che il blog è un luogo di confronto e di scambio di idee, informazioni, pareri, servizi, ma è anche di più, molto di più. Questa forma di diario in rete - il termine è la contrazione di web e di log che significa appunto diario ma anche traccia - sta dando vita a una nuova cartografia sociale. Fatta di punti di aggregazione fondati sulla circolazione delle opinioni.
Qualcuno li considera un po' come la versione immateriale dello Speaker's Corner, letteralmente angolo dell'oratore, di Hyde Park a Londra, dove chiunque può montare su una cassetta di legno a mo' di palco e predicare sul mondo in assoluta libertà. Occupando un angolo di spazio pubblico per dire la sua. Quella minuscola cassetta garantisce una sorta di extraterritorialità che consente a ciascuno di dire fino in fondo tutto ciò che pensa. A ben vedere il blog è proprio una occupazione di immaginario pubblico, una sorta di tribuna virtuale. E contribuisce a rivelare la forma dei nuovi spazi collettivi di una società che ha profondamente mutato le sue categorie spaziali e sta passando dalle divisioni alle condivisioni, dai luoghi tradizionali - territori fisici delimitati, confinati, sul modello delle nazioni - agli iperluoghi immateriali che ridisegnano le mappe del presente.
Nuovo luogo della condivisione pubblica in un tempo caratterizzato dalla scomparsa progressiva dello spazio pubblico tradizionale: un po' circolo, un po' palcoscenico, un po' salotto, un po' sezione di partito, un po' piazza, un po' caffè. I diari in rete rappresentano modi diversi di sentirsi comunità. Non più comunità locali, e localistiche, basate sulla prossimità geografica, residenziale, cittadina, ma su forme inedite di appartenenza.
Ecco perché il blog non è solo uno strumento del comunicare, ma è una potente metafora del nostro presente in rapida trasformazione e un simbolo anticipatore del nostro futuro. A farne un mito d'oggi è proprio la sua capacità di dirci qualcosa di profondo su noi stessi, di mostrarci con estrema lungimiranza ciò che stiamo per diventare anche se ancora non lo sappiamo con precisione. Nei grandi cambiamenti epocali il mito, la metafora, il simbolo si assumono proprio il compito di lanciare dei ponti verso quelle sponde del reale che ancora non vediamo ma, appunto, intravediamo. Anche se abbiamo già cominciato a viverci dentro istintivamente. In questo senso i comportamenti del popolo dei blog ci aiutano a cogliere quanto stiano di fatto mutando le stesse categorie di identità e di appartenenza: sempre meno materiali, sostanziali, fisse e sempre più fluttuanti, mobili, convenzionali.
E come sia cambiata la stessa nozione di luogo di cui viene oggi revocato in questione il fondamento primo, ovvero l'idea di confine naturale, in favore di quella di confine digitale. Il blog anticipa una realtà che non è più quella del paese, della città, del quartiere, della classe d'età, della famiglia, della parrocchia, del circolo. I bloggers si rappresentano come una comunità di persone che si scelgono liberamente e su scala planetaria. E in questa dimensione extraterritoriale intessono un nuovo legame sociale.
Comunità senza luogo? Niente affatto. È la vecchia nozione di luogo ad essere inadeguata. E assieme a lei quella apparentemente nuova di non-luogo che della prima non è che la figlia degenere. Perché è fondata su una idea pesante, solida, ottocentesca del luogo e della persona.
Un'idea che ha l'immobile solidità del ferro e non la mutevole fluidità dei cristalli liquidi. In realtà a costituire il tessuto spaziale, ieri come oggi, sono sempre le relazioni, mai semplicemente le persone fisiche. E oggi le relazioni sono sempre meno incarnate, sempre meno materializzate, ma non per questo scompaiono.
La liquidità della rete è la vera materia sottile della trama sociale contemporanea, e perfino di quella spaziale se è vero che oggi l'iperconnessione è il principio vitale che circola come sangue nel corpo del villaggio globale. I cosiddetti non-luoghi sono in realtà più-che-luoghi, super-luoghi, sono luoghi all'ennesima potenza, acceleratori di contatti, incroci ad alta densità, moltiplicatori di collegamenti tra bande larghe di umanità. È questa la cartografia wi-fi della nuova territorialità, la cosmografia del presente di cui Internet è il dio e Google è il primo motore immobile. Una rivoluzione recente ma che sta già cambiando il vocabolario dell'essere: dal to be al to google e, soprattutto, al to blog.
Non a caso bloggare è diventato un verbo. Il terzo ausiliare per chi è in cerca di casa, di lavoro, di visibilità, di posizione insomma. È la terra promessa degli homeless digitali, la nuova frontiera dei migranti interinali in cerca di hot spots, di porte wireless, di ambienti interconnessi. Un nuovo paesaggio fatto di camere con vista sul web. Proprio così una blogger definisce il suo miniappartamento virtuale. O un villaggio di villette monofamiliari dove si lascia sempre aperta la porta di casa perché chi ne ha voglia possa entrare a prendere un caffè. Altro che fine del legame sociale. La blogosfera è la traduzione della mitologia comunitaria nella lingua del web, la declinazione immateriale della società faccia a faccia: la nostalgia del paese a misura d'uomo in un download.
Frequentare i blog serve, fra l'altro, a smontare molti dei luoghi comuni sugli effetti nefasti della digitalizzazione della realtà e sull'apocalisse culturale che essa comporterebbe. Fine della lettura, tramonto dell'italiano, declino dello spirito collettivo. In realtà questo sguardo luttuoso sul cambiamento lamenta sempre la scomparsa delle vecchie forme e proprio per questo fa fatica a riconoscere l'intelligenza del presente.
A parte quelli specializzati, espressamente attrezzati a luoghi di cultura, palestre di discussione critica, gabinetti di lettura, atelier di scrittura, i blog sono in generale delle officine stilistiche e retoriche in continua attività, dove la capacità di persuasione e l'estetizzazione della comunicazione hanno spesso un ruolo fondamentale. "Qui sul blog è tutta un'altra cosa. Scrivo in modo molto diverso da come scriverei su un diario. Le persone che mi conoscono commentano e dicono la loro, e i pensieri pubblicati sono molto più profondi".
Per quanto diversi fra loro, i blogger nascono dal linguaggio e vivono di linguaggio. Un regime democratico, dove ciascuno è opinionista nel libero mercato delle opinioni, senza gerarchie di posizione, senza ruoli, senza il peso dell'autorità. Dove ognuno è quel che scrive, dove tutti hanno pari facoltà d'interlocuzione. È la nuova utopia della libertà e dell'eguaglianza. Compensazione simbolica al malessere attuale della democrazia in carne e ossa.
Fonte: La Repubblica
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:20 7 commenti
Etichette: villaggio blog
domenica 27 luglio 2008
IMPRONTE DIGITALI........CANNES
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:47 20 commenti
Etichette: costa azzurra
venerdì 25 luglio 2008
A VOLTE...
a volte resto muta
intatta la voglia di gridare
le solite parole
perso è il senso
la vita è un'altra cosa
questo è un niente
mi avvolgo nei ricordi
come se fossi sola
e il bello a volte più
non mi consola
so cosa devo fare
cosa non dovrei dire
eppure le parole
escono come niente
ma io ne resto senza
pura contraddizione
e spingo ancora il cuore
a ritrovare il senso
perchè non s'indurisca
e torni a palpitare
Pubblicato da riri alle 09:16 22 commenti
Etichette: pensiero
giovedì 24 luglio 2008
E' IL 39 LUGLIO..E' SCOPPIATA L'AFA..REPOST
Oggi sfogliando la Stampa ho letto alcuni trafiletti tratti dalle seguenti testate;Herald Tribune dice: "Il candidato di Berlusconi ha vinto a Roma",Roma avrà il suo primo sindaco di destra dalla fine della II Guerra mondiale:Alemanno.
Le Monde afferma: "la sinistra italiana perde il comune di Roma.
Spiegel: "ancora una vittoria di Berlusconi" titola il settimanale tedesco.
El Pais scrive:" La destra recupera Roma" .
La Stampa stessa racconta che nella capitale ha vinto il centro-destra di Alemanno con grosse polemiche di Rutelli per quanto riguarda la scarsa affluenza alle urne ed il voto disgiunto,mentre in provincia di Roma vince il centro-sinistra,inoltre quest'ultimo conquista il comune di Sondrio e Vicenza e mantiene la guida di Udine e Pisa, nel sud il centro-destra spopola.Questi avvenimenti,a parer mio, non fanno altro che confermare,come nelle precedenti elezioni,che il sud ha votato a stragrande maggioranza per il centro-destra.Al Nord il centro-destra ha vinto le elezioni grazie all'alleanza con la Lega Nord che fortemente vuole un'Italia federalista.Ora mi chiedo:-"se in Italia si dovesse fare un referendum su federalismo fiscale (voluto fortemente da Bossi),sarei curioso di capire,gli italiani cosa voterebbero,soprattutto al sud".......
Pubblicato da Nicola a 9.14 4 commenti
Etichette: pensiero
Pubblicato da Nicolanondoc alle 12:55 6 commenti
Etichette: pensiero
mercoledì 23 luglio 2008
LE FARFALLE.....
Avevo 23 anni,facevo il turno di notte alla fiat per guadagnare di più.Vivevo nei bassifondi torinesi,in una casa centenaria,turca fuori,alloggio di due camere,piano terra.Erano tempi in cui ai meridionali non si affittavano le case,fu una fortuna quando riuscii ad averla,considerando che la turca era solo mia e non dovevo dividerla con altri,non c'era luce nel "bagno",scorreva acqua da tutte le parti e non capivo bene la provenienza,ci andavo con l'ombrello,fino a quando decisi di mettermi l'orinale sotto il letto per fare la..rivoluzione!!
Allora,oltre alla mia compagna napoletana,ospitavo mia "cognatina" di 17 anni,ripudiata a Napoli perchè sedotta ed abbandonata dal suo fidanzato; me lo chiese la mamma delle due ragazze perchè i fratelli avrebbero ammazzato il violatore di questo fiore.Non seppi dire di no,quindi di notte lavoravo e di giorno dormivo.La piccola era sempre in casa ed ospitava spesso le amiche per un caffè,erano tutte ragazzine come lei,in attesa di trovare un lavoro.Io dormivo nudo,coperto solo da un lenzuolo,è una mia abitudine,spesso una delle amiche della piccola veniva a sbirciare nella camera da letto,pura curiosità,solo che spostava il lenzuolo per vedere com'ero fatto!!E' chiaro,che a volte mi capitava di avere un'erezione,forse perchè dovevo fare pipì,sentivo la ragazzina ridere..ridere e tra veglia e sonno non riuscivo a capire.In sostanza ero diventato un pò il lucciolo del quartiere..le ragazzine venivano a guardare gratis.....
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:09 13 commenti
Etichette: storia vera
lunedì 21 luglio 2008
PER GIULIA
...e già tessono le sue
piccole mani delicate
trame d'anni lucenti
e intanto ride
la casa e si dilatano
cose mobili stanze
alla magia del suo sguardo:
isole di scoperta,immensi
spazi che solcherà il piccolo
nuovo Colombo sulla
rotta per la vita.
Pubblicato da R.L. alle 12:43 11 commenti
Etichette: poesia
domenica 20 luglio 2008
MORIRE TRA L'INDIFFERENZA.......
E' solo uno dei tanti casi che accadono spesso,dappertutto.Questo mi ha colpito in modo particolare perchè si tratta dell'annegamento di due bimbe rom (11 e 13 a.) a Napoli,lasciate per ore al sole tra i bagnanti,che,incuranti,continuavano a spalmarsi creme da sole e giocare sulla spiaggia,guardando da un'altra parte!!!
Questa noncuranza della vita accade in tutti i paesi occupati,dove non esiste nessuna pietà,nemmeno per i bambini e gli anziani, dove vige la legge del più forte....
Questi episodi dovrebbero farci riflettere ed io personalmente provo vergogna.....
Pubblicato da riri alle 10:36 13 commenti
Etichette: pensiero
sabato 19 luglio 2008
IL POEMA DEI MONTI NAVIGANTI
IL VIAGGIO
Ero partito per fuggire dal mondo,e invece ho finito per trovare un mondo:
a sorpresa,il viaggio è diventato epifania di un'Italia vitale e segreta.
Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza
del paesaggio umano e naturale: rabbia per il potere che lo ignora.
Come ogni vascello nel mare grosso,la montagna può essere un
insopportabile incubatoio di faide,invidie e chiusure.Ma può anche
essere il perfetto luogo di rifugio di uomini straordinari,gente capace di
opporsi alla insensata noncultura del mondo contemporaneo.
Paolo Rumiz
Ho voluto trascrivere questo pezzo perchè mi ha colpito in modo particolare,non nascondo che all'inizio,la montagna mi incutesse un certo timore...per me era quasi sconosciuta,era da scoprire...pian piano me ne sono innamorata,perchè nel silenzio della montagna si ritrova se stessi,perchè la gente di montagna,apparentemente chiusa,è in realtà gente ospitale..Nei boschi mi sono spesso persa e mi sono ritrovata mille volte nell'incanto della natura ancora incontaminata,la montagna è tutta da esplorare,insieme a chi la conosce bene,ed è come gustare a ritmo molto lento ciò che ti offre...è quasi come un paradiso perduto,dove spesso trovi uomini straordinari che sono solo da ascoltare,perchè ti arricchiscono,e per me è stato un vero piacere trovarne qualcuno,con la sua storia,mai banale,con la sua vita,un pò dura ma vera!
Pubblicato da riri alle 09:21 7 commenti
Etichette: pensiero
giovedì 17 luglio 2008
NELLE PERIFERIE DEL MONDO: DIO .....VIVE?
Pubblicato da Nicolanondoc alle 12:56 8 commenti
Etichette: la statua della libertà
martedì 15 luglio 2008
OMBRE E LUCI
I giorni dell'infanzia defraudati
stavo lunghe ore rannicchiata
sul davanzale dietro alla persiana
a scrutare la strada come
nella caverna di Platone e le sue
ombre incerte confuse indecifrabili.
Brilla ora al mio autunno spalancato
l'occhio della mente:
resta la mano chiusa dell'infanzia
nel fondo della tasca a trattenere
l'ultimo raggio al crepuscolo di amianto.
Pubblicato da R.L. alle 16:47 7 commenti
Etichette: poesia
lunedì 14 luglio 2008
E' MORTA LA NONNA DEI BLOGGER
Sarà ricordata dalla sua famiglia e da migliaia di lettori in tutto il mondo perchè «parlava via web con tante persone lontane, in Russia e in America», ha detto Stone.
Dal febbraio dell’anno scorso Olive aveva postato oltre 70 racconti sul suo blog, o «blob» come lo chiamava scherzosamente.
Nell’ultimo, che risale al 26 giugno scorso, la Riley diceva che non riusciva «a mandar via una brutta tosse».
Olive Riley era nata il 20 ottobre 1899; i suoi funerali saranno celebrati la prossima settimana.
http://www.allaboutolive.com.au/
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:21 5 commenti
Etichette: la nonna dei blogger
IL PRINCIPE COMUNE fine
Sara gli disse- Stai zitto, sei un po’ stanco, parlo io, adesso vai a casa, preparati qualcosa da mangiare e poi va a dormire; ci sentiamo domani, ti sveglio io prima di andare a scuola- Lui la salutò affettuosamente e spense il telefonino. Non aveva per niente fame, ma se fosse andato a casa sua avrebbe trovato Adelia, la sua fedele governante che senz’altro lo avrebbe costretto a mangiare. Ma decise di farlo, nonostante la tarda ora, attraccò la barca e scese fischiettando; la casa era distante circa un chilometro, ma non volle prendere nessun taxi, dopo circa dieci minuti era davanti alla porta di casa sua e suonava il campanello con impazienza. Venne ad aprire proprio lei, la sua Adelia, che appena lo vide fece salti di gioia, lo abbracciò, poi lo pilotò in cucina a mangiare. Accese il forno e gli riscaldò una bella coscia di tacchino con contorno di verdure, lo costrinse a bere un bicchiere del loro ottimo vino e gli disse - Whilliams sei molto dimagrito, è ora che tu metta su qualche chilo, se ti vedesse la tua povera madre ne rimarrebbe sconvolta. Da quanto tempo non mangi un pasto regolare? Non importa, ora ci penso io, adesso vai a dormire, perché hai le occhiaie e chissà cosa hai combinato in giro!- Ad Adelia non sfuggiva nulla, si occupava della sua famiglia da oltre trentacinque anni e l’aveva visto nascere, per lei era come un figlio. Non le si poteva mai dire di no, era un despota, ma aveva il cuore d’oro - Adelia, ti devo dire una cosa molto importante -esordì lui – ma l’altra non lo lasciò parlare ed affermò convinta- Va bene, sei innamorato pazzo, lo vedo dai tuoi occhi, si sente da come parli, ma adesso ti devi occupare un po’ di te, devi dormire, mangiare di più, cercare di riprenderti, poi, dopo sarai pronto per questa nuova avventura! - Ma, Adelia – rispose l’altro - io l’ho portata con me in giro per quattro giorni, si chiama Sara, ha quasi vent’anni, è bella, anzi bellissima ed è anche molto dolce, te la farò conoscere al più presto! – La donna gli rispose senza scomporsi- Va tutto bene, ma tu le hai raccontato di te e della tua malattia? – No, rispose Whilly, per ora non le ho detto nulla, non le ho parlato dei miei problemi, ma il dottore mi ha trovato molto migliorato, perciò penso che ce la farò a superare il tutto, allora forse non sarà necessario dirglielo - Ho capito, rispose la donna, ma è importante che tu ti curi, altrimenti non potrai affrontare nulla, né il lavoro, né il rapporto con la tua amatissima fanciulla. – Whilly non le rispose, tanto lei aveva sempre l’ultima parola, per cui adesso per lui era giunto il momento di tacere, per chiudere la discussione, prima di andare a dormire le dette un grosso bacio. Era da tanto tempo che quel ragazzo non era così affettuoso; Adelia stava quasi per commuoversi, lei, quel ragazzo ribelle lo amava come un figlio, e, quando era rimasto orfano, se ne era occupato come solo una madre può fare; poi all’improvviso era sopraggiunto la malattia e c’era stato un momento in cui aveva avuto paura di perderlo, sembrava che ad un certo punto lui avesse smesso di combattere. Per fortuna aveva incontrato questa ragazza, forse c’era la speranza che non tutto fosse perduto!
Nota dell'autrice:
questo finale è a libera interpretazione,non ho voluto dilungarmi sugli eventi futuri del nostro principe,lascio ai miei amici la possibilità di vederlo come un lieto fine,un inno alla speranza,che è poi la vita!
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggerlo,e chi...addirittura mi ha detto delle frasi carinissime.
Pubblicato da riri alle 09:13 7 commenti
Etichette: il principe comune
sabato 12 luglio 2008
IL PRINCIPE COMUNE 27a parte
Whilly risalì sulla barca e con un po’ di vernice bianca scrisse il suo nome a caratteri cubitali, sulla fiancata dello yacht, il nome era scritto con lettere enormi, perché la prossima volta che lei fosse salita a bordo l’avrebbe notato subito. Poi, senza perdere altro tempo, avviò i motori e tornò indietro, verso il suo paese, il suo mondo, i suoi affari, ma soprattutto pensò di andare subito dal medico, che lo aspettava quella stessa mattina. Arrivò a Rialto ad ora di pranzo, si vestì bene, poi andò subito dal suo amico dottore, era la prima cosa che aveva deciso di fare, perché lui voleva guarire per Sara, per poterla avere sempre vicino e darle il meglio di sé. Stranamente il suo amico, dopo avergli fatto tutte le analisi, lo trovò molto migliorato, si stupì egli stesso, perché il tumore è un male che non perdona, a meno che non regredisse, ma lui non aveva ancora sentito di casi di guarigione spontanea. Gli disse, molto soddisfatto - Whilly, se vai avanti così, forse non hai più bisogno nemmeno di operarti, perché sembra, dalla prima tac che abbiamo fatto, che le cellule abbiano smesso di moltiplicarsi ed il tumore sembra addirittura più piccolo; spiegami cosa ti è successo, c’è qualcosa che devo sapere?- Lui subito gli parlò di Sara, delle sue attenzioni, del sospetto che aveva la ragazza che lui gli tenesse nascosto qualcosa, del benessere ricavato dalla sua sola vicinanza. Il medico rimase stupito, poi disse -Va bene, forse avevi solo bisogno di un grande amore e lo hai trovato, perciò adesso curati bene, poi valuteremo in seguito cosa è meglio fare. L’amico aveva già parlato con il prof: Veronesi, per un eventuale controllo, quindi gli fissò una visita la settimana successiva e gli disse che ci sarebbe stato anche lui. Whilly uscì dallo studio medico come se volasse, era al settimo cielo e voleva subito dirlo a Sara, ma poi si fermò: avrebbe dovuto rivelarle la verità e per telefono non gli sembrò opportuno. La chiamò ugualmente, al primo squillo lei rispose con una vocina assonnata -Whilly, amore, sei tu? Che ore sono? Mi ero quasi addormentata, no, non mi disturbi affatto, sono felice, ultrafelice di sentire la tua voce; come stai? - Lui rispose- Sto bene, fisicamente, ma sto molto male, perché ho bisogno di te - Non riusciva a dirle altro, era stato preso dall’emozione di sentire la sua bella vocina, così vivace e bella, nonostante il sonno!
Pubblicato da riri alle 08:13 2 commenti
Etichette: il principe comune
giovedì 10 luglio 2008
IL PRINCIPE COMUNE 26a parte
Aveva preparato una colazione ricca ed abbondante, lei non era abituata a tutto ciò, ma si buttò sul cibo con la foga dei suoi vent’anni ed in pochi minuti era tutto finito. Lui non aveva tanta fame, da quando gli era sopraggiunta questa malattia, aveva perso molto appetito ed a volte il cibo gli procurava un senso di nausea, ma erano anche le medicine che era costretto a prendere, gli causavano un forte dolore allo stomaco e gli toglievano l’appetito. Ne aveva parlato a lungo con il proprio medico, il quale aveva insistito sul fatto che comunque lui avrebbe dovuto sforzarsi e mangiare il più possibile, perché se fosse andato giù fisicamente non avrebbe potuto affrontare né le stesse medicine, né un eventuale intervento chirurgico, che era già in programma .Sara lo imboccò e lo costrinse a finire la sua parte. Gli piaceva essere coccolato da lei, avrebbe inghiottito anche un rospo, se lei gli avesse chiesto di farlo. Quando finirono, lui sparecchiò, lavò quei pochi piatti e bicchieri e si avviò a farsi la doccia, lei lo seguì subito, così poterono ancora una volta giocare ad insaponarsi l’un l’altro, a strofinarsi con la spugna, a baciarsi tra la schiuma che avevano addosso. Alla fine si vestirono, lui come un marinaio, pronto alla partenza, lei come una turista intenta a fotografare il paesaggio; infatti si era munita di macchina fotografica e vicino al timone fotografava tutte le barche che passavano, c’era anche quella dello zio, ma Whilly non disse nulla onde evitare che si fermassero ancora a parlare con lui. Misero i motori avanti tutta, e, nel giro di tre ore arrivarono a Ventimiglia. Sara era pronta con le sue valigie, lui l’aiutò a scendere sul molo ed avrebbe voluto accompagnarla fino a casa, ma lei non volle, preferì salutarlo lì, vicino alla sua bella barca. Si baciarono con passione ed avevano entrambi voglia di piangere, ma si controllarono, lei si avviò lentamente, con il suo passo elastico, i capelli che le ondeggiavano sulle spalle, i jeans aderenti che facevano intravedere uno stupendo corpo di donna. Alla fine del molo lei si girò ancora una volta e gli fece un segno di saluto con la mano, stava per mandargli un ultimo bacio, ma lui all’improvviso le corse incontro, la tenne prima stretta a sé, poi le consegnò un telefonino - Sara, con questo cellulare ci sentiremo in qualsiasi momento del giorno e della notte, ne ho un altro a bordo, il numero è memorizzato sul tuo, ma ti chiamerò sempre io, tu aspetta. Ah, cara, dimenticavo una cosa: mi vuoi bene? – Lei gli schioccò un grosso bacio sulle labbra, poi si allontanò, quasi correndo, senza più voltarsi indietro.
Pubblicato da riri alle 09:50 6 commenti
Etichette: il principe comune, racconto
mercoledì 9 luglio 2008
CHI L'AVREBBE MAI DETTO???????
L'amica innamorata di due uomini diversi,che ho conosciuto una sera a casa di Rirì,stamattina presto mi ha chiamato.Abbiamo parlato quasi un'ora a telefono,poi di comune accordo abbiamo deciso di vederci al bar per un aperitivo,prima di pranzo.A dire il vero,la telefonata mi ha lasciato un pò perplesso,non sono riuscito a capire quale fosse il suo nuovo problema,anche perchè sembrava che il precedente l'avesse ormai risolto.Mi sono messo in tiro,so che le piaccio, e a dire il vero neanche lei mi lascia indifferente...arrivato al bar l'ho trovata seduta che mi aspettava mangiucchiando patatine, ho pensato tra me e me,accidenti,è proprio una bella femmina!!Dopo averle dato un bacino mi sono seduto ed ho ordinato un campari,ad un certo punto lei mi ha sussurrato in un orecchio:- "Nicola,ho bisogno del tuo aiuto,devi subito venire a casa mia!"Figuratevi come mi sono precipitato..ha una casa arredata un pò stranamente,cose antiche e moderne messe insieme,una serie di pianti enormi ed al centro del salone un tappeto persiano,dove ci siamo seduti.Io ero in attesa,ad un certo punto lei mi ha chiesto di farle una puntura,sono rimasto un pò attonito,io non ne ho mai fatta una in vita mia,ma lei ha insistito molto ,dicendomi che mi avrebbe aiutato,infatti si è tirata giù gli slip,mi ha piazzato in mano la siringa e mi ha detto di separare una chiappa in quattro parti,la parte alta a sinistra sarebbe andata bene.In quel momento sono andato nel panico più completo,ma visto che lei continuava a darmi fiducia e con le dita mi mostrava il punto giusto dove infilzare l'ago,ad un certo punto,dopo aver strofinato bene con il cotone idrofilo imbevuto d'alcool,gliel'ho fatta.....Straordinario,mi ha detto che ha sentito meno dolore di quando gliela fa l'infermiera,che oggi era assente..............
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:00 13 commenti
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IL PRINCIPE COMUNE 25a parte
Si prepararono per andare a dormire e lei continuava a guardare stupita quel grosso anello che lui le aveva infilato al dito: valeva una fortuna! - Amore- gli disse - ma io come faccio a portare quest’anello? Possono rubarmelo, è troppo bello e costoso!- Whilly le rispose che avrebbe dovuto considerarlo un pegno d’amore, era appartenuto a sua madre, che non se ne separava mai, perché i suoi genitori si amavano tantissimo, per cui anche lei avrebbe sempre dovuto portarlo al dito, per non dimenticarlo. Lei lo abbracciò commossa e gli disse - Come potrei dimenticarmi di te?- E l’altro replicò - Bimba, tu adesso tornerai a scuola, per un breve periodo, spero, fatti interrogare, cerca di studiare tanto e di non perdere tempo, vedrai che tutto si risolverà presto, ed allora, quando ci rivedremo, tu mi risponderai ed io verrò a chiedere la tua mano ufficialmente ai tuoi genitori- Sara si strinse a lui, era la loro ultima notte, chissà per quanto tempo non si sarebbero rivisti, aveva il sospetto che sarebbe stato un periodo più lungo di quello che il principe aveva previsto. Lui voleva solo che lei lo ricordasse sempre, in quel periodo di forzata lontananza, si ricordasse dei suoi baci, delle sue carezze, del suo amore profondo, allora cominciò a baciarla con impeto, come se fosse l’ultima notte, come se fosse un addio. Era molto commosso, capiva perfettamente quello che provava Sara, erano in sintonia, anche lui era triste, giù di morale, ma non volle darlo a vedere, non volle sciupare quella loro ultima notte, allora si abbandonò ai suoi baci, sempre più spinti, sempre più appassionati. Dormirono così, stretti l’uno all’altra, fino a che si intravidero i primi raggi di sole, lui la spostò piano ed andò a preparare un’abbondante colazione. Avrebbero dovuto preparasi al viaggio, che benché fosse alquanto breve, voleva far durare il più possibile. Voleva andare pianissimo per assaporare ancora la gioia della sua vicinanza. Quando fu tutto pronto andò a svegliarla. Sara sembrava un angelo, dormiva tutta rannicchiata, abbracciata al suo cuscino, come se lui fosse ancora lì. Un’ondata di emozioni lo pervase, e lui stesso non riusciva a capire come fosse stato possibile che una piccola ragazza, così tenera, appartenente ad un ambito diverso dal suo, così fuori dal mondo, con il suo spontaneo candore, avesse potuto prenderlo in quel modo; gli mancava quasi il respiro nel vederla, si sedette sul letto e l’accarezzò piano, lei tese le braccia e si ritrovarono di nuovo abbracciati stretti, come erano stati tutta la notte. Sara ormai si era completamente svegliata e con grande semplicità gli disse di avere una fame da lupo e gli chiese di preparare qualcosa da mangiare. Lui, per tutta risposta, la prese in braccio e la portò in cucina, l’adagiò piano su una sedia.
Pubblicato da riri alle 08:25 2 commenti
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martedì 8 luglio 2008
PER LA PACE NEL MONDO
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:19 2 commenti
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lunedì 7 luglio 2008
IL PRINCIPE COMUNE 24a parte
Lui ci rimase un po’ male, perché non s’aspettava che lei la prendesse in modo così drastico, d’altronde aveva ragione, se lui fosse ritornato a lavorare ed a curarsi, non avrebbe potuto certo pretendere di lasciarla sola, per giorni interi, sulla barca, dove non sarebbe stata al sicuro; allora le prese una mano, la baciò lievemente e disse guardandola negli occhi - Sara, nulla è cambiato tra di noi, solo che ho bisogno di alcune settimane per sistemare gli affari e poi potremo metterci di nuovo in viaggio- Lei assentì senza parlare, sapeva che lui nascondeva qualcosa di molto importante, di cui non riteneva opportuno e metterla al corrente. Lui comprese i suoi timori, ma non se la sentiva di dirle la verità, aveva un po’ paura della sua malattia ed era un segreto che gli pesava molto, infatti ne era al corrente solo la sua famiglia. Tacitamente lei cominciò a raccogliere le sue cose ed a fare i bagagli. Lui stette male, solo a guardarla, avrebbe voluto fermarla, perché gli piangeva il cuore, che la loro storia così bella, dolce ed intensa, potesse essere interrotta, sia pure per motivi molto seri - Sara, non avere fretta, adesso andiamo a dormire e domani, con calma, ti riaccompagno a casa tua, ti prego, aspettami, tu lo sai che tornerò a riprenderti- Lei gli girò le spalle e cominciò a piangere, un pianto irrefrenabile, liberatorio, erano le parole che voleva sentire, eppure c’era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa di cui lui non voleva che fosse a conoscenza, forse perché in fondo non la riteneva così importante, come aveva sempre affermato. Whilly rimase sconvolto, non si aspettava che lei piangesse in quel modo, per un attimo fu tentato di dirle la verità, ma poi si fermò, pensando che l’avrebbe fatta soffrire troppo, forse ancora di più di quel distacco forzato che si presentava nella loro vita e che non avevano messo in programma. Le si avvicinò e la tenne stretta a sé, lei capì che lui era sincero, almeno quando le diceva di amarla da impazzire e si lasciò coccolare. Lui la baciò, sempre più appassionatamente, per trasmetterle il suo amore, per farle sentire la sua vicinanza, poi ad un tratto la lasciò e si allontanò un attimo dalla stanza dicendole- Sara, aspettami qui, torno subito- Andò sottocoperta, dove c’era una botola, vi si infilò e tirò fuori uno scrigno contenete soldi, carte di credito e qualche gioiello; prese l’anello di fidanzamento di sua madre, richiuse il cofanetto e tornò su. Lei era seduta sul letto, con un’aria fragile, da bambina triste, lui le si avvicinò piano, si inginocchiò ai suoi piedi e le disse- Sara, vuoi sposarmi? No, non mi rispondere subito, quando tornerò a riprenderti, mi darai la risposta e così dicendo le infilò all’anulare sinistro il magnifico anello di brillanti che suo padre aveva regalato alla madre, tanti anni prima e che senz’altro, conoscendolo, sapeva che gli era costato una piccola fortuna!- Lei guardò prima l’anello, poi lui, ed alla fine lo abbracciò con grande entusiasmo; avrebbe voluto dirgli- Sì, io lo voglio, non posso farti aspettare, sì, ti voglio per tutta la mia vita, anche se ci sono cose di cui con me non ti va ancora di parlare, ma io saprò aspettare!- Invece, si limitò a rispondergli che voleva pensarci, era troppo giovane per programmare un matrimonio e il tempo in cui sarebbero stati separati le sarebbe servito per riflettere. Whilly rimase un po’ deluso, si aspettava un consenso immediato, ma poi pensò che sarebbe stato meglio così, altrimenti non avrebbe sbrigato in fretta i suoi affari personali, se avesse avuto subito una risposta affermativa.
Pubblicato da riri alle 09:18 6 commenti
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sabato 5 luglio 2008
IL PRINCIPE COMUNE 23a parte
-Va bene, Whilly, l’importante è che tu ci pensi e, passata questa vacanza, inizi seriamente a lavorare, perché io ho bisogno di te!- Queste ultime parole gliele disse toccandogli una spalla affettuosamente, ed anche lo stesso nipote si stupì del suo atteggiamento. Il principe gli promise di pensarci ed aggiunse - Zio Nico, al di là degli affari, al di là di ogni cosa, voglio dirti sinceramente che questa ragazza sarà la mia futura moglie, ammesso che accetti- Lo zio lo guardò alquanto sorpreso e si rese subito conto che parlava sul serio, allora gli chiese se lei fosse al corrente della sua malattia, se lui le avesse parlato -No, rispose subito, ho paura a dirglielo, lei non mi sposerebbe né per soldi, né per pietà, voglio che lo faccia adesso, perché mi ama così come sono!- Al ché, ribatté - Whilly, tu hai una grossa responsabilità dal punto di vista aziendale, ma per quanto riguarda la tua vita privata non puoi cominciare un rapporto così importante, come il matrimonio, senza prima aver detto tutto alla ragazza. Lei potrebbe diventare vedova nel giro di pochi anni- Lui rimase sconvolto, questa cosa non gli era mai passata per la mente, lui si riteneva indistruttibile insieme a lei, voleva dei bambini, darle una casa bellissima, tutte le cose che una donna potrebbe desiderare, ma questo no, non poteva dirglielo, era una cosa sua ed anche lo zio doveva tacere e farsi gli affari suoi - Zio Nico, ti prego, io sto molto bene, da quando c’è Sara sono rinato, non voglio sciupare tutto, ti prego, non dirle nulla. Vedrò io il da farsi. Prima, mi farò controllare dai medici perché ho smesso anche di prendere le medicine – Bravo - replicò lo zio - se hai qualche possibilità di farcela, l’hai buttata in pasto ai pesci! - Con un moto di stizza prese il telefonino che aveva in tasca, compose un numero e glielo passò. Whilly era un po’ impreparato, ciò nonostante, pensando a Sara, cominciò a parlare col suo medico privato, dicendogli gli ultimi sintomi, il benessere generale in cui pensava di essere in quel particolare periodo della sua vita, gli disse perfino che aveva smesso di curarsi da almeno una settimana. Il dottore era anche suo amico, lo sgridò non poco, gli raccomandò di seguire subito la sua terapia e gli dette un appuntamento urgente per poterlo visitare bene. Lui assentì senza ribattere, del resto era tutto vero quello che gli aveva appena detto il suo amico, quindi se ne assumeva in pieno tutte le responsabilità. Nel frattempo le ragazze sotto coperta avevano fatto amicizia e si erano rese conto, data l’età che le accomunava, di avere molte cose in comune: anche Mizzy frequentava il liceo scientifico e doveva dare gli esami di maturità quell’anno. Si misero a discutere di autori contemporanei e scoprirono insieme l’amore per Leopardi, D’Annunzio, Montale, Pavese. Avrebbero continuato a parlare per ore, ma si sentirono chiamare e salirono a prua. C’era una strana atmosfera tra zio e nipote, come se si fossero appena dette cose molto gravi ed importanti. Sara avrebbe voluto sapere subito quale preoccupazione assillasse il suo bel principe, ma aspettò pazientemente che gli ospiti andassero via, né gli fece alcuna domanda: se lui avesse voluto parlarle avrebbe dovuto farlo spontaneamente, non poteva essere certo lei a spingerlo. Le venne in mente che forse zio e nipote avessero discusso di problemi di lavoro e di famiglia, per cui lei era un po’ tagliata fuori, perché di finanza non capiva niente. Whilly notò il suo silenzio, il suo bel viso velato di malinconia frammista ad ansia e non ebbe subito il coraggio di raccontarle tutto, allora travisò un poco la verità, le disse che avevano parlato di lavoro, di interessi finanziari, e queste cose gli procuravano una grande noia, forse avrebbe dovuto, prima o poi, riprendere a fare qualcosa, altrimenti l’azienda di famiglia sarebbe potuta andare a rotoli. Sara avvertiva che c’era dell’altro, ma non battè ciglio, anzi gli rispose che se avesse avuto bisogno di allontanarsi per lavoro, lei avrebbe preferito tornarsene a casa sua, dove nel frattempo avrebbe potuto riprendere la scuola ed aspettarlo con tranquillità.
Pubblicato da riri alle 13:09 5 commenti
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giovedì 3 luglio 2008
UNA PARENTESI DEL MIO DIARIO (forse sarà l'unica)
La mia adolescenza: circa a 13 anni in un paese piemontese (Ceres),mentre facevo l'imbianchino,questo era il mio mestiere allora,ho avuto il primo attimo di smarrimento:il mio sesso incominciava a dettarmi delle leggi che io ancora non conoscevo..pruriti strani.La prima cosa che feci fu quella di nascondermi nel bagno del datore di lavoro,ero meravigliato da quello che provavo,mi guardai e naturalmente mi toccai ed all'improvviso provai un piacere che mi fece quasi paura,era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere! Ritornai subito al lavoro e l'imprenditore mi chiese gentilmente se gli comprassi delle sigarette,io ci andai volentieri,almeno non avrei lavorato per un pò,in fondo ero solo un ragazzino,ma giunto dal tabaccaio vidi sul bancone un pacchetto di sigarette lasciato da qualcuno,allora me lo infilai in tasca,pagai l'altro fumo e con i due pacchetti mi avviai verso il cantiere di lavoro.Consegnai il pacchetto e mi avviai di nuovo al mio posto,pensavo sempre alle sigarette che avevo in tasca e provai ad accenderne una,una cosa atroce,stavo quasi per soffocare...I giorni passavano e sempre di più sentivo il desiderio di avere un contatto vero con una ragazzina,allora cominciai a rincorrere quelle che c'erano nel mio quartiere.
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:05 18 commenti
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mercoledì 2 luglio 2008
CRISALIDE (Davanti alla tomba di Miriam,nel Museo Egizio di Torino)
Quanti pani ti hanno preparato
Miriam per il tuo viaggio nelle tenebre-
i lini del tuo corredo nuziale
cose vive sotto le tue dita
di tremila anni-il pettine ancora sa
il colore dei tuoi capelli-
consegnate al nostro inquieto stupore,
nè ti è servito il talismano sul petto
nel tuo insondabile sonno:
almeno ti fosse rimasto sotto le palpebre
uno scolorare di luna in un'alba
di perla,nel bozzolo delle bende,
crisalide non mai mutata
in farfalla d'eternità.
Pubblicato da R.L. alle 09:52 6 commenti
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