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Il gadget che stava qui è sospeso per 24/48/60 ore.
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.


sabato 10 novembre 2007

DIARIO DI GUERRA ultima puntata

Rientrammo a Fuorigrotta, alla fine del 1943, perché mia sorella ed io potessimo riprendere gli studi, ma niente e nessuno era più come prima.
Quando tornammo a scuola, Napoli era invasa dagli afro-americani e dagli sciuscià, e passando per i vicoli di Montesanto, sentivamo gli scugnizzi che ci cantavano dietro i versi della “Tammurriata nera”:
‘E signorine napulitane / fanno ammore co ‘ e marrucchine
Crescevamo, e allora mia madre scucì in vita i nostri vestiti e li allungò con una striscia di lana o di cotone fatta all’uncinetto, tra il busto e la gonna, con patetici risultati.
Trascinavo un paio di scarpe con la tomaia molto dura, che mi aveva provocato fastidiose mozzicature (= piaghette) sul tallone, per lo sfregamento contro la pelle. Erano state ricavate da calzolai solerti da scarpe dei nostri soldati, saccheggiate da un deposito militare e rivendute a gente come noi..
Avevamo dei cappotti ricavati dalle coperte americane, tutti dello stesso colore, un marrone rossiccio: il primo anno mi calzò da cappotto, in seguito da giacca a tre quarti e poi da giacca..
Non ricordo di aver fatto mai il bagno, in quegli anni, ci lavavamo
“a pezzi”.
Non ne potevamo più di mangiare la polvere di piselli degli americani, che aveva invaso le nostre mense e volentieri ne portavamo pacchi al professore di matematica, che ne faceva incetta, Però a casa degli zii ricchi la mangiai mescolata alla carne in scatola e mi sembrò squisita.
Anche la carta scarseggiava: i miei quaderni, di cui ancora conservo qualche esemplare, erano ritagliati da certi vecchi registri che mio padre, impiegato comunale, aveva trafugato.
Avevo tredici anni ed ero piuttosto bassina, tanto che in famiglia mi chiamavano: zi’Assunta, che era una vecchia zia di mio padre, di statura assai piccola. Poi mia madre mi rimpinzò con le vitamine portate dagli americani e ricominciai a crescere, e crebbi fino a vent’anni, raggiungendo un livello di statura accettabile per una donna del Sud e della mia generazione.
La scuola però - incredibile - era un corpo completamente separato, si studiavano gli stessi programmi di sempre, come se mai nulla fosse successo, come se l’immane tragedia che aveva sconvolto l’Europa fosse avvenuta su un altro pianeta…
Solo più tardi, dai libri, dai giornali,dalla radio, dal cinema mi venne tutto addosso: Hitler, l’Olocausto, la resa di Berlino, la Resistenza, Anne Frank, Primo Levi, Hiroshima…
Perfino delle Quattro Giornate di Napoli, perfino degli scugnizzi napoletani medaglia d’oro seppi dopo e non a scuola!

R.L.

1 commento:

Tomaso ha detto...

La scuola a un Po trascurato la storia della seconda guerra mondiale troppo tempo hanno lasciato passare le nuove generazioni dovevano sapere subito cosa porta una dittatura. Avrei un episodio che e successo a me personalmente ma non mi sento di raccontarlo, perché mi ha sconvolto i miei sonni per troppi anni.