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Il gadget che stava qui è sospeso per 24/48/60 ore.
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.


martedì 6 novembre 2007

DIARIO DI GUERRA 7 puntata

All’inizio del 1943 le scuole furono chiuse e gli alunni promossi in base ai voti del primo trimestre.
Allora sfollammo a Soccavo, attuale periferia sovraffollata di Napoli, allora un paese di campagna, a casa di mia zia Fortuna, una casa formata da due enormi stanzoni dalle pareti scrostate, in cui ci ammucchiammo una famiglia per camera, una cucina annerita con uno sportello in alto come unica bocca d’aria e una rientranza nel muro chiusa da una porta di legno: era il gabinetto!
In seguito ci trasferimmo in un terraneo di una casa di campagna e qui entrai in contatto diretto con la cultura contadina: i materassi erano riempiti di sbreglie, ovvero di foglie secche di granturco, che la mattina bisognava rivoltare, infilando le mani in un’apposita apertura del saccone; le contadine, scoprii, non portavano biancheria intima e urinavano sulle zolle aprendo le gambe, in piedi, il che mi impressionò non poco ( tutto sommato ero una cittadina!); imparai a raccogliere l’erba per i conigli, andando scalza per i prati (i piedi mi si allargarono e si indurirono, cosa di cui da adolescente mi sarei rammaricata) e a spaccare i tronchetti di legno con l’accetta.
La sera, d’inverno, andavamo nell’ampia cucina del contadino che ci ospitava e lì ci stringevamo intorno al camino acceso, ascoltando i racconti dei grandi: “la fiamma è bella” e mi incantava.
Vidi perfino un rituale di preparazione a un matrimonio, in quei tempi così precari: in un basso c’era, esposto sulle sedie impagliate, il corredo ricamato della sposa, con le carte veline sotto i ricami per metterli in risalto…
Su una sedia c’era una grossa bambola, con un enorme vestito a campana, non destinata a giochi infantili, ma a sedere al centro del letto matrimoniale, con la gonna aperta a far da copriletto. Ancora oggi si sente dire da qualche donna anziana, a proposito di una bella ragazza: “Si’ bbella comm’a bambula mmiez’o lietto!”

1 commento:

Tomaso ha detto...

Io essendo non in città ma in un paese vedevo queste famiglie che erano ospitate della famiglie di contadini noi li consideravamo degli sfollati che tutti noi li accettavano a cuore aperto