Qualcuno qui sta raccontando la storia dell’Isola, dandovi a bere un sacco di panzane.
Non gli credete, è un millantatore. Io solo conosco la vera storia di questo luogo e vi assicuro che non ha nulla, ma proprio nulla, di poetico o di sentimentale. E’ soltanto una squallida faccenda di ruberie e sopraffazioni.
La realtà dei fatti è la seguente: un giorno, un certo tipo (di cui non faccio il nome) prese il largo con la sua “Verdesca”, un’ imbarcazione di plastica, comprata a rate presso l’Ipermercato.
Quel giorno il Nostro andava a pesca di polpi, ma presto fu preso dai morsi della fame; cosìcché consumò il suo sfilatino di pane e mortadella, trangugiò una bottiglia di vino e s’addormentò profondamente. Nonostante non tirasse un alito di vento, il soffio del suo russare era tale da gonfiare la randa e spingere la “Verdesca” verso il mare aperto. Non si sa quante miglia percorse, fatto sta che arrivò sino a qui, all’Isola che c’è. L’urtar che fece la barca contro la sponda destò il Nostro, che si guardò intorno un po’ disorientato.
Dopo qualche minuto salì su una piccola altura ed avvistò il faro. Ben contento che sull’isola ci fosse almeno un’anima viva, si avviò verso la costruzione di pietra e picchiò all’uscio. Dietro quell’uscio, come tutti sapete, vive il sottoscritto…. c con quali stenti, inutile riperterlo: basti solo pensare che da un anno m’hanno levato pure lo stipendio, perchè sostengono che ormai ho l’età della pensione e, se voglio restare qui, devo farlo gratis. Dunque, sentiti i colpi, mi precipitai a vedere…
-Chi è? - chiesi, comprensibilmente sorpreso, visto che all’isola non viene mai nessuno.
-Io - tuonò il tipo, con voce di trombone.
-Io, chi? - incalzai.
-Io… il comandante della “Verdesca” – replicò l’altro.
-Ventresca…? Allora oggi si mangia! - esclamai io, in preda alla più cupa fame.
-Ma no, la “Verdesca”, cioè la mia imbarcazione.
-Capisco – risposi io deluso e, a questo punto, commisi l’errore più grave della mia vita: aprii allo sconosciuto.
Lui se ne stava lì, sornione, sorridente, con il braccio appoggiato allo stipite e la sua enorme mole che occupava tutta la luce della porta.
– Buongiorno – disse con lo sguardo dell’aquila che ha appena avvistato un coniglietto. –Posso accomodarmi?-
-Prego - risposi io, un po’ esitante.
-Grazie - bofonchiò l’altro, senza farselo ripetere due volte. E da quel giorno non se ne andato più. Un’ivadenza unica. Un crescendo rossiniano . Ha fatto man bassa di ogni cosa: provviste, indumenti, effetti personali. Avevo un’acqua di colonia e adesso non l’ho più. Avevo un piccolo panda di pelusche e adesso non l’ho più. Avevo alcune amiche, delle benefattrici che ogni tanto venivano a farmi un po’ di compagnia, niente, s’è cuccato pure quelle.
Tutto s’è preso, tutto, persino un rollo di carta igienica all’aroma di camomilla.
Ma lui è un amico! Sostiene di volermi bene, di essersi affezionato e perciò non se ne va. Ed ha invitato sull’isola parenti, amici e conoscenti, senza contare tutte le sue pulzelle. Un vero harem!
Una finestra sul Mondo
Arte - L'immagine del giorno
Astronomia - Un'immagine al giorno
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
giovedì 15 novembre 2007
La vera storia dell’Isola che c’è
Pubblicato da Anonimo alle 10:05
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Vedete cari cortigiani codesto guardiano che non più rimembra il vero! o povero guardiano che stai lassù nel tuo eremo solitario, tal condizione ti ha ridotto il non desinar?
Dal tuo giaciglio di stenti tu questo vedi tu questo hai creduto? Povero guardiano che la mano febbrile innalzi per scriver fantasia d'affamato. Questo tu credi d'esser realtà? Questo tu verghi sullo sbiadito foglio dei ricordi? Devo testè adoprarmi per ripinguare la credenza ormai vuota! o me meschino, me infelice così ho ridotto per peccato di gola un nobile cavaliere senza macchia e credenza? Porterò in vostra pigione quanl si voglia mie libagioni per riparar a danno fatto con nel cuor speranza di ricondurre su retta via la mente di si detto guardian del faro.
Dev'essere molto dura per quel poveruomo trovarsi così solo, cerchiamo di darle una mano per fargli dimenticare le sue pene, sapete non e facile sopravvivere trovarsi con la dispensa vuota, vi prego aiutiamolo.
>questo tu credi d'esser realtà?
NON CREDO, SONO!
O ME PIU' SVENTURATO DA QUANDO TI CONOBBI!
:-(
se non fosse per i lagami che ci sono ormai fra noi, varrebbe la pena di frequentare questo blog solo per le risate che mi fanno fare "questi due" :)
Guardià, ma cosa guardi? Forse la tua bontà ti ha spinto ad un gesto tanto "disperato"!! Aprire ad uno sconosciuto con la ventresca, certo, capisco, eri affamato, ma ora tutta te la sei pappata!! L'imbarcazione del nostro straniero,ora giace nella panza dello sparviero! :-)
Come? ma il guardiano i viveri gli ha nascosti dietro il faro! gli ho scovati io, se non mi ricordo male c'era un lambrusco, fontina valdostana, uva, salame e pane a volontà! Dopo dici che mi sono prosciugata come un laghetto!
Posta un commento