Quadrelle era allora un comune molto povero. La scuola elementare era alloggiata in alcune stanze del Municipio; c’era una bidella, una specie di cavernicola, di età indefinibile, sporca e maleodorante, che la mattina sortiva dal suo antro, dove conviveva con cani gatti e galline, e veniva a versare l’inchiostro nei calamai da una specie di caffettiera: se si sporcava le mani, se le passava sulle ciocche grigie che le contornavano il volto rugoso.
Per raggiungere Quadrelle, stessa via crucis la mattina: in pullman fino alla stazione della Circumvesuviana, treno fino a Baiano e poi un lungo tratto a piedi. Quando lasciavo la strada principale e imboccavo quella che conduceva al paese, trovavo un gruppetto di alunni che mi erano venuti incontro e che in primavera mi insegnarono a distinguere gli alberi fioriti: i peschi, i ciliegi, i mandorli…
All’inizio, quando passavo tra i banchi mentre facevo il dettato e mi curvavo su qualcuno per vedere come stava scrivendo, lo vedevo scattare col braccio piegato a difesa del viso, come per scansare uno schiaffo e solo lentamente i bambini capirono che le mie intenzioni erano pacifiche e che magari volevo solo fargli una carezza.
In prima elementare c’erano due bambini molto intelligenti, che impararono subito a leggere e a scrivere: il maschietto, perché aveva il padre emigrato in Germania e voleva poterne leggere le lettere e scrivergli, essendo sua madre analfabeta, la bambina per interesse spontaneo. Quando la mattina entravo in classe, lei mi volava in braccio e si metteva a carezzare le mie calze di nylon, che dovevano sembrarle la quintessenza dell’eleganza, dato che sua madre era una povera stracciona, che vedevo a volte spingere faticosamente una carriola carica di ossa di maiale, prese al salumificio e destinate al saponificio del paese vicino.
Un giorno il bambino mi portò una carta geografica unta e bisunta, che si era procurato chissà come e mi disse: - se io sto qua e il mio papà lì (a Francoforte), è vicino, perché non ci posso andare? -
Dovetti disilluderlo spiegandogli il mistero delle carte geografiche in scala.
Un altro bambino mi portò un disegno di un bellissimo cavallo dipinto di blu e mi chiese timidamente se mi piaceva. Gli assicurai che era bellissimo. Mi guardò sospettoso: - Mio padre mi ha detto: Scemo, hai mai visto un cavallo blu? -
- Ma il tuo non è un cavallo vero, è un cavallo di fantasia e può avere i colori che vuoi tu.-
Se ne andò rassicurato. Avrà dipinto nella sua vita altri cavalli tutti blu?
Un compagno disegnava sempre se stesso che dava la mano al suo fratellino gemello. Ne riempiva i quaderni. Un giorno che incontrai la madre, le chiesi:
- Che classe frequenta il fratellino? Come mai non sono insieme? -
- Ma il fratello gemello è morto che aveva tre anni - rispose lei triste.
Se lo sarà portato con sé tutta la vita, quel fratellino.
Una volta che avevo raccontato come una favola le fasi della lavorazione della lana, dimenticandomi però quella della tintura, un bambino venne a chiedermi:
- Era rossa e blu (così era colorato il suo maglione) la mia pecora? –
Una bambina rachitica, fragile e timida, mi prendeva la mano con la sua manina ossuta, quando uscivamo dalla classe e mi guardava con grandi occhi di un celeste sbiadito, che chiedevano affetto. Era molto diligente.
Quasi alla fine dell’anno scolastico morì, andai a casa sua per un ultimo saluto: l’avevano deposta sul letto con un abito bianco, la faccina smunta, sembrava ancora più piccola. La sua casa era un antro buio, vidi la pietra accanto al camino dove si faceva i compiti.
Una donna, che mi vide piangere, mi disse: - Signurì, che chiagnite affà, è stato meglio accussì, c’‘a vita è già ‘na faticata pe chi sta bbuono…-(è inutile piangere, è stato meglio così, dato che la vita è già faticosa per chi sta bene)
L’anno seguente, in seconda, accadde un fatto orribile: uno dei miei alunni più bravi e sensibili una sera gettò, per gioco, un forcone per il fieno dall’alto di una scala. Era buio e, disgraziatamente, rimase infilzato un bambino piccolo che si trovava giù nel cortile e che ne morì.
La mattina dopo trovai il paese e la mia classe in subbuglio: il mio alunno era stato portato al riformatorio di Napoli, dove andai poi a trovarlo e, a vedere la sua aria smarrita e come mi stringeva nell’abbraccio, piansi a lungo quando me ne andai.
Anni dopo seppi che, siccome si era dimostrato bravo e capace, era stato mandato in un collegio dei Frati Camaldolesi, per continuare gli studi e che non poteva più mettere piede in paese, perché i parenti della sua piccola vittima involontaria, incontrandolo, lo insultavano pesantemente, furenti che quel delitto
fosse stato la sua fortuna, permettendogli di continuare gli studi e di aprirsi un futuro migliore!
Terza, quarta, quinta classe…Gli alunni mi amavano, alcuni mi portavano per regalo due ciliegie strette nelle manine sporche, io li ricambiavo con scatole di pastelli colorati, versati in una scatola di cartone più grande, rigorosamente proprietà comune.
Alcuni ripetenti mi dicevano contenti: - Signurì, mo ammo capito! (Maestra, adesso abbiamo capito!) e mi raccontavano che la maestra precedente, soprannominata Bovolone, dalla marca di biscotti che si faceva comprare dai bambini per fare colazione, in classe si faceva pulire ‘e friarielli (broccoli) dalle bambine, trascurando forse con troppa disinvoltura la cura della classe.
Per prepararmi agli esami universitari (frequentavo la facoltà di Pedagogia al Magistero di Napoli) mi fermavo anche per mesi interi in paese, a casa della macellaia, che mi ospitava in una cameretta, dove la sera per riscaldarmi accendevo il braciere.
Per lavarmi avevo a disposizione una bacinella e una brocca di acqua gelida: l’acqua sporca dovevo poi buttarla in cortile.
A tavola mangiavo con la famiglia della mia ospite, composta da lei, il marito e due figlie.
Mangiavano tutti nello stesso grande piatto messo al centro della tavola, solo io avevo un piatto a parte.
La macellaia si lamentava dei reumatismi: allora la carne si conservava in frigoriferi rudimentali, dove lei doveva introdurre grossi blocchi di ghiaccio, reggendoli in braccio, a contatto del corpo.
Il marito la sera mi raccontava lungamente dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti
e delle centinaia di italiani, tra i quali anche lui, che erano sfilati nei cortei di protesta e durante i funerali.
Una finestra sul Mondo
Arte - L'immagine del giorno
Astronomia - Un'immagine al giorno
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
sabato 20 febbraio 2010
RICORDI DI SCUOLA, terza parte
Pubblicato da R.L. alle 13:25
Etichette: racconto, RICORDI DI SCUOLA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
13 commenti:
Mi sono letto d'un fiato quest'"Amarcord", ha fatto passi da gigante questo Paese in quest'ultimo mezzo secolo, ma ora direi che sta di nuovo regredendo, sia dal punto di vista economico dove i ricchi incrementano smisuratamente la loro ricchezza, mentre molte famiglie che perdono lavoro e reddito sono al limite dell'indigenza; poi direi che anche il livello di coscienza sociale e culturale in generale sta scendendo.
Ciao
Cara R.L.,
c'è un crescendo drammatico in questa testimonianza che viene dal passato.
Questa terza parte è decisamente la più cruda sinora, e affresca un'Italia sofferente e derelitta (Signurì, che chiagnite affà, è stato meglio accussì, c’‘a vita è già ‘na faticata pe chi sta bbuono…)
Episodi che mi hanno commosso profondamente.
Grazie R.L. per queste testimonianze del nostro passato!
E' molto importante tramandare il ricordo. Serve soprattutto ad aiutarci ad essere più umani e capire meglio certe realtà dei Paesi che oggi soffrono e che sono tanto simili all'Italia del nostro passato.
Un caro saluto.
Io ti ringrazio con tutto il cuore cara R.L. per le emozioni che ho provato e che provo nel leggere le parti dei tuoi Ricordi di Scuola.
Per certi versi in alcuni punti del tuo racconto mi ci sono anche riconosciuto per la veridicità di quanto scritto.
Grazie ancora,
aldo il monticiano.
Un ricordo,un regalo,
http://www.youtube.com/watch?v=sNqbLafrsxk
la vita èfaticosa da vivere,meglio non riflettere(alle volte)
bello bello ed interessante questo 3 spaccato di vita, buona domenica con tazzulella de cafè e vasilli
Le vicende che si intrecciano nella tua storia sono sempre più intense ed angosciose ed è bene ricordare il passato per apprezzare meglio il presente, anche se ultimamente stiamo facendo passi da gigante, per certi versi, nel ritornare indietro.
Un saluto e tutti e buona domenica!
ciao riri
anche qui oggi la temperatura è decente e il sole non manca... ne sto approfittando per risistemare la casa che è un disastroooooooooooooo
ciaoooooooooooooo
Cara R.L.
Storia e la vita stanno sempre insieme nei tuoi scritti. Ti leggo sempre con tanta interesse. É come un film documentario fatto con amore, con emozioni.
Bacini
buon inizio settimana , un abbraccio
buon inizio settimana
^__________^
Riri .
( leggo sempre in punta di piedi e con i tuoi scritti anche se certe volte non li commento..)
Ti rispondo al commento che mi hai lasciato ...Inanzi tutto buon giorno..
Ieri era una giornata stupenda con un bel sole primaverile e faceva anche molto caldo ...Oggi e cattivo tempo piove da stanotte . ...( non c'è il sole per me come posso mandarlo un pò anche te ?hahaha?)
Però ho fatto caso che anche se piove e fa il temprale e sono di buon umore nonostante i problemi di tutti i giorni ringrazio Dio dal cielo perchè ce chi soffre di piu e vorrebbe avere i miei minuscoli problemi (del momento) tenendo conto di questo niente di ciò che accade intorno a me è in grado di cambiare le mie emozioni o sensazioni ,
Dovrebbe essere così per tutti, ma la gente purtroppo si lascia condizionare dal tempo dal mondo esterno.
E' per questo che esistono i sentimenti negativi. La prigione è dentro di noi e se c'è la costruiamo o se c'è la lasciamo costruire. La vita ha momenti belli e brutti che si alternano. Le sconfitte non devono essere e non sono fatali e le vittorie non sono e non devono essere finali, la vita è fatta di continuo andare avanti, sempre e comunque. Cambiare strade, cambiare noi stessi, trovare , nuovi equilibri anche migliori di quelli perduti, trovare soluzioni ad alcune domande e ad alcuni problemi oppure lasciarli li a morire nel nostro passato perchè è meglio abbandonarli che passare la nostra intera preziosa vita a cercare di spiegare qualcosa che non avrebbe comunque una spiegazione o una soluzioni .La vita è fatta di alti e bassi e per forza e prendere il buono col cattivo e andare avanti.
TI AUGURO UNA FELICE SETTIMANA
LINA
Bella ed intensa questa antologia di vita scolastica vissuta nell'immediato dopo-guerra. Grazie R.L di aver condiviso con noi questi flash della tua memoria.
Posta un commento