(campagna incolta) che circondava l’edificio; per noi maestri c’era uno stanzino con un buco scavato sul pavimento, sul quale bisognava accovacciarsi in equilibrio instabile, almeno noi donne: io evitavo strenuamente di ricorrervi e resistevo fino al ritorno alla stazione della Circumvesuviana…
C’era tra di noi una maestra toscana, che aveva sposato un avvocato del posto, partigiano fuggiasco durante la guerra, ospitato all’epoca dalla sua famiglia. Aveva bisogno spesso di quella specie di bùgnolo, perché era incinta e a volte piangeva per il disagio: io pensavo che, se avesse potuto immaginare dove sarebbe andata a finire, il partigiano, invece di farci l’amore, lo avrebbe consegnato ai tedeschi.
L’impatto con la mentalità provinciale a volte mi riempiva di sgomento: una maestra, la più anziana del gruppo, ci tenne a raccontarmi la storia di una sua figlia minorenne (allora si diventava maggiorenni a 21 anni), che se ne era fuiuta col fidanzato,osteggiato dalla sua famiglia per motivi di interesse, a Napoli. Durante una passeggiata in barca i due giovani, in seguito non s’era mai capito bene a quali manovre, erano caduti in acqua ed erano annegati. Quello che mi colpì e mi straniò fu il fatto che la madre, nel raccontarmi la disgrazia, non mostrò nessuna commozione per la grave perdita della giovane figlia, ma ostentò solo un grande orgoglio perché la ragazza, all’autopsia, era risultata intatta, vergine!
Un collega, che non doveva avere molto più di quarant’anni, così mi espose la sua filosofia di vita:
- Signurì (era l’appellativo dato allora alle maestre nel meridione, mentre i maschi erano prufessò ) je ‘a notte vott’a fa juorno, e ‘o juorno vott’a fa notte, che tradotto in italiano sarebbe: di notte aspetto che si faccia giorno e di giorno aspetto che si faccia notte, ma senza rendere quella desolata rassegnazione racchiusa in quel votto (spingo) -
Un giovane supplente mi faceva la corte, ma era così rozzo, poverino, che mai l’avrei preso in considerazione. Per un periodo mi assegnarono al turno di pomeriggio, quando uscivo dalla scuola era già scuro, e bisognava aspettare più di un’ora il pullman per Nola, per fortuna venne in mio soccorso il fratello maggiore del supplente, uno studente di legge un tantino più civilino, che mi accompagnava a Nola con la lambretta. Mi fece anche lui la dichiarazione (d’amore) e al mio stupore: - Ma lo sa che si è già dichiarato suo fratello? - mi sparò: - Ubi maior, minor cessat - e aggiunse: - Comunque avremmo piacere che lei entrasse nella nostra famiglia -
- Giesù - commentò mia madre, quando glielo raccontai - e quant’ate uommene ce stanno int’a chesta famiglia? Lassalo perdere!- (Gesù, e quanti altri uomini ci sono in questa famiglia? Lascialo perdere!)
Meno male che il turno di pomeriggio durò poche settimane!
Il terzo pretendente era il figlio di un pasticciere in odore di camorra e naturalmente non gli detti retta. Una mattina la decana (quella della figlia morta a mare) mi riferì agitatissima che aveva sentito parlare del mio rapimento! Non so perché, la cosa mi fece ridere e risposi spavaldamente che comunque mi sarei comportata come Franca Viola, l’eroina del nostro nascente timido femminismo.
Durante l’estate conobbi un giovane intellettuale napoletano, aspirante critico cinematografico, ci innamorammo e questo mi permise di ricominciare l’anno scolastico con più grinta: intanto mi ero trasferita in un altro comune dell’avellinese, Quadrelle,, prossimo a quel Mugnano del Cardinale, dove imperversava il culto di Santa Filomena, che poi si scoprì non essere mai esistita, ma solo ipotizzata in base a una lapide mal interpretata!
Una finestra sul Mondo
Arte - L'immagine del giorno
Astronomia - Un'immagine al giorno
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
giovedì 18 febbraio 2010
RICORDI DI SCUOLA, seconda parte
Pubblicato da R.L. alle 12:49
Etichette: racconto, RICORDI DI SCUOLA
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13 commenti:
mi ha sconvolta la storia della ragazza caduta dalla barca.... e soprattutto la madre...
assurda come mentalità che copre addiruttura i sentimenti materni!!!
ciao riri
almeno oggi da me c'è il sole ... non ne potevo più di pioggia ...
ciaooooooooooo
^__________^
Sono interessanti i ritratti dei tuoi colleghi. Quanto alla tua collega piú anziana, mi sorprendeva, il suo carattere, tipo antimadre. Dov'é l'amore dove sono i sentimenti umani. Una maestra cosí come educava i ragazzi della scuola.
Bacini e buona giornata
Sconvolgente la madre a cui è morta la figlia... però pensando all'epoca dei fatti credo che qui nel sud veniva prima l'onore di ogni altra cosa.
Un abbraccio a tutti e buona serata!
Questa seconda parte contiene particolari più inquietanti...
la decana soprattutto e la sua glaciale (apparente?)freddezza nei confronti della morte della figlia, la discriminazione tra "signurì" e "prufessò", e l'Ubi maior, minor cessat tra fratelli...
Si rimane un po' spiazzati davanti a tanta crudezza popolare. Probabilmente la guerra aveva "forgiato" gli animi...
Un bacione!
^______^
interessantissimo spaccato di vita che rispecchia anche i film del neo realismo, e ancora oggi in zone recondite dell'Italia nulla sè spostatoneppure di un micron ,vhe tristezza buona giornata con vasilli
buongiorno .... buon venerdi.
ciaooooooooooo ririiiiiiiiii
buon weekend
^_______^
Per fortuna l'onorabilità di una domma ha perso la sua collocazione anatomica !
Belle esperienze, però, viste con l'occhio del poi. E quanti pretendenti, quando ancora non portavi quell'intrigante cappello rosso. ! !
Buona giornata RIRI .
Veramente interessante questo ennesimo spaccato di vita, descritto con la tua solita maestria e ricchezza e vivacità di particolari. Anche a me ha colpito molto l'atteggiamento di quella madre di fronte alla morta della figlia. Per fortuna da allora le donne del Sud sono riuscite a scrollarsi di dosso quasi completamente i retaggi del passato dove un malinteso senso dell'onore veniva prima di ogni altro valore, anche della vita. In attesa della prossima puntata auguro buona giornata a te R.L. e a tutta l'isola
Racconti come questo ti catturano dall'inizio alla fine anche se alcuni punti non sono poi molto piacevoli, ma questa è la vita.
Io perciò li leggo molto volentieri.
C'è poi da elogiare la loro scorrevolezza.
Riri .
Bei tempi i nostri .
Siamo un riassunto del nostro passato, che mai più tornerà solo perchè siamo anche il futuro ad oggi di una sintesi!!
Allora c'era qualcosa in cui credere e si lottava per conquistarlo, è normale rimpiangere il passato certe volte ! in ogni attimo vissuto rimane qualcosa di noi ed è difficile staccarsi da esso. anche perchè siamo il risultato di tutto quello che abbiamo vissuto sinora,
Sono trascorsi più di 45 anni dai mitici anni 60, la società si è evoluta, è cambiata, la mentalità delle persone anche, i valori e gli stereotipi di vita pure!
Pochi...ma hanno sconvolto tutto!
La famiglia (e il concetto di famiglia)la semplicità e l'umiltà (ora diventati arrivismo e apparire).
La nostra generazione era educata a coltivare sogni realizzabili e i desideri bene o male venivano realizzati, insomma c'era più appagamento.
Be!! ora viviamo il presente, perchè il presente è tutto ciò che abbiamo da vivere.
Il passato può regalarci qualche ricordo, ma il presente ci fa apprezzare quel dono meraviglioso che è la vita!
BUONA NOTTE RIRI
LINA
e continua a diluviare buon sabato con vasilli
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