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giovedì 30 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 19:51 14 commenti
Etichette: diario di D, tutti a Berlino
martedì 28 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:18 11 commenti
Etichette: diario di D, tutti a Berlino
domenica 26 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 19:42 12 commenti
Etichette: diario di D, tutti a Berlino
giovedì 23 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 19:52 14 commenti
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martedì 21 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 18:26 12 commenti
Etichette: diario di D, tutti a Berlino
sabato 18 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Pubblicato da Nicolanondoc alle 13:21 15 commenti
Etichette: diario di D, tutti a Berlino
mercoledì 15 settembre 2010
OGGI COMPIE 3 ANNI:-) IL BLOG!
Oggi questo spazio virtuale compie 3 anni, abbiamo conosciuto tanta gente con cui c'è ancora un bel contatto, altri si sono allontanati, qualcuno ha eliminato il blog perchè aveva altro da fare:-) Il blog è stato un'esperienza molto simpatica, ci ha permesso di dialogare con diverse persone, di apprezzarne i lati positivi e discutere su temi che non sempre ci vedevano concordi. A noi è piaciuto così, chiamarlo l'ISOLA CHE C'E', perchè in fondo la vita è come un'isola, ci sono nubifragi, tempeste, barche alla deriva, ma l'isola è sempre lì, ferma, cambia col tempo, ma gli abitanti sono sempre gli stessi, a volte ce ne sono alcuni di passaggio, si fermano e volano via, altre restano ed è bello condividere con loro pensieri e parole:-)
Pubblicato da riri alle 08:27 21 commenti
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sabato 11 settembre 2010
Il simbolo di Berlino
Me ne sono reso conto solo dopo una settimana.
Li ho visti ovunque, nell'albergo, in fiera, all'aereoporto, ai giardini, vicino alla porta di Brandeburgo, nel parco, per strada....
Ogni negozio ne mostrava, orgoglioso, uno.
Ma non avevo compreso.
L'ho capito solo ora, che mi accingo ad andare ad Amsterdam.
L'orso è il simbolo di Berlino.
Ma...perchè ?
Qualcuno lo sa ?
Pubblicato da riri alle 10:44 18 commenti
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mercoledì 8 settembre 2010
RITORNO A QUADRELLE
Ho scritto questo resoconto per non stancarmi a ripeterlo e per conservarne una memoria scritta per me.
Un amico poeta mi aveva parlato di un centro culturale sorto a Quadrelle (provincia di Avellino), che promuoveva premi di poesia e di narrativa.
E così quest’anno vi ho partecipato con la terza parte del mio diario, quella intitolata “Ricordi di scuola”, che riguardava appunto l’insegnamento nelle scuole elementari di quel comune, nei lontani anni dal 1952 al 1960.
Ad agosto mi ha raggiunto la notizia di aver vinto il primo premio.
Il 28, giorno della premiazione, sono partita da Villetta Barrea, in Abruzzo (dov’ero in villeggiatura) e sono fortunosamente approdata a Baiano dopo quattro ore di viaggio tra pullman e circumvesuviana.
A Baiano mi attendeva uno dei dirigenti del circolo, che mi ha anche ospitato la notte. E via al Premio, nella corte di un palazzo nobiliare: musiche letture, discorsi…
Era stata diffusa la notizia del mio arrivo ed ecco presentarsi una dozzina di ex alunni ed alunne, ormai ultrasessantenni, con i quali ho concluso la serata e che ho rivisto la mattina dopo: un incontro inaspettato e toccante.
Ed è stato gratificante essere riconosciuta subito…
Abbiamo rievocato insieme tanti episodi del passato, della Quadrelle di un tempo, povera e contadina, ora diventata una cittadina in espansione edilizia, economica e culturale.
Mi hanno dato notizia dei compagni assenti, alcuni defunti, altri emigrati, altri invalidi e/o malati, che mi mandavano i loro saluti…
Mi hanno testimoniato di aver conservato di me un ricordo così affettuoso, una traccia così viva nella loro memoria, che ne sono rimasta profondamente commossa.
Uno, un omaccione alto quasi due metri, mi ha detto che mi ricordava più alta: si capisce, allora era un bambino!
Molte delle donne erano ingrassate e invecchiate alla maniera paesana, qualcuna sembrava addirittura più anziana di me!
Ho ritrovato Teresa che, alunna di prima elementare, appena arrivavo veniva a sedersi in braccio e mi carezzava le calze di seta (sua madre le aveva di ruvida lana) e quelle che avevo portato per qualche giorno a casa mia, al Vomero, e chi ricordava le banane e i datteri che avevo distribuito in classe (allora sconosciuti in paese), chi i soprannomi che affibbiavo loro, chi i quaderni che gli avevo regalato per incollarvi le cartoline dei paesaggi, chi la gara a chi doveva darmi la mano quando mi accompagnavano al pullman…
Ho promesso di tornare.
E quando mi sono ritrovata nel treno per Napoli con tre grandi fasci di rose, finalmente ho pianto tra le occhiate stupite dei viaggiatori (per fortuna rari): avranno pensato che chissà a quale funerale ero diretta…
RITORNO A QUADRELLE
e qualcuno stupiva
non fosse così alta la maestra
come la restituiva
la memoria di quel tempo
arcano (meraviglia e tremori:
fanciullezza)
irruppe una piena di ricordi
dalla lavagna cancellò il presente
con il vecchio cassino
sempre grondante polvere di gesso
e lei rivisse quel perduto
mondo di giovinezza
attenta a quelle menti in fiore
sorprendente dono custodito
nel sacrario del cuore.
Pubblicato da R.L. alle 20:12 15 commenti
Etichette: poesia, RITORNO A QUADRELLE
domenica 5 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...Dove andare a mangiare, questo è il problema.....
Problema: come mettere d'accordo uno svizzero di orgine calabrese, un tunisino che lavora ad hong kong, un cinese col fuso da smaltire, un romano cosmopolitano per definizione, un valdostano che si sente francese e un paio di italiani di origine non ben definibili sul ristorante dove andare a mangiare ?
Pensate sia semplice ?
Abbiamo iniziato a discutere alle 18, siamo arrivata ad una quadra dopo un'ora e solo perchè la fame ha prevalso...
Visto che ognuno voleva proporre agli altri la propria cucina, si è deciso di non poter proporre ristoranti della propria nazione (ahimè, io ovviamente volevo andare a mangiare la pasta...) e di votare in una rosa ristretta di 5 ristoranti etnici: alla fine ai voti ha vinto la cucina turca, che in Germania è molto popolare.
E' così fu, siamo andati al ristorante turco, anche se per strada abbiamo perso due componenti (un tedesco ed un cinese), affascinati da un ristorante russo incontrato sulla strada (peraltro nella parte ovest di Berlino, a Est ormai sono tutti occidentali, o quasi).
Che dire, la cena è stata di mio gradimento (ma non ho provato il montone con il pane azimut e lo yogurt sopra, non ne ho avuto il coraggio), e anche i vini turchi sono buoni.
Nota a parte il caffè turco (che abbiamo provato tutti): servito bollente, occorre far decantare il caffè in fondo alla tazzina.
Una volta bevuto, si deve girare al contrario la tazza: se i resti del caffè non si rovesciano, la giornata si prospetta positiva, altrimenti meglio stare a casa...
A tutti è piaicuto il caffè e molti hanno provato a cercare la loro sorte attraverso i fondi del caffè.
Tutti tranne il sottoscritto: non sono riuscito infatti a finirlo (il caffè), e se giravo la tazzina, sicuramente avrei passato un brutto quarto d'ora con i proprietari del ristorante (rigorosamente turchi....) :-)
Pubblicato da riri alle 13:19 18 commenti
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giovedì 2 settembre 2010
TUTTI A BERLINO...
Io sto qui, ai piedi delle porte di Brandeburgo, monumento allineato nell'asse che attraversa Berlino da Est a Ovest, e che ha simbolizzato e simbolizza sequenzialmente la potenza dell'impero prussiano, la divisione dell'Europa (il muro di Berlino passava a suoi piedi) e ora la riunificazione....
Non conosco Berlino, è la prima volta che ci vengo e per arrivarci ho dovuto prendere un aereo a elica per Monaco (eh sì, ne esistono ancora...) e poi un lufthansa monaco - berlino (che manco una pizzetta ci hanno dato, si vede che le compagnie aeree stanno in crisi...).
Vabbè mi son rifatto con l'albergo, storico, immenso, bellissimo, esagerato.
Qui la sua una breve sintesi della sua storia (tratto da http://viaggi.ciao.it):
"Ricordate la scena del film CABARET in cui Liza Minelli, che fa la parte di Sally Bowles, si mette in ghingheri con frac e guanti bianchi per andare all'appuntamento con il ricco genitore? L'incontro deve aver luogo a Berlino, e Sally annuncia piena d'entusiasmo: "Beh, io vado all'Adlon!".
Già, l'Adlon… Per molti anni è stato uno degli alberghi più famosi e citati del mondo. Il suo registro degli ospiti sembra il repertorio di tutte le più grandi personalità degli inizi del XX secolo: Enrico Caruso, Charlie Chaplin, Marlene Dietrich, Thomas Mann, Albert Einstein, John D. Rockefeller, Gustav Stresemann. Per citarne solo alcuni.
Durante la seconda guerra mondiale l'Adlon uscì miracolosamente senza un graffio da sotto le bombe d'aereo e di cannone che ridussero Berlino una prateria di macerie. Ma una notte di maggio del 1945, quando ormai le ostilità erano cessate, alcuni soldati sovietici si introdussero nella sua leggendaria cantina per qualche assaggio, e uno di loro probabilmente gettò una sigaretta accesa su una delle numerose casse piene di bottiglie di vino imballate nella paglia. L'incendio distrusse quasi completamente l'albergo.
Il primo giugno 1997, però, l'Hotel Adlon ha riaperto i battenti nello stesso posto di prima: all'angolo di Unter den Linden con la Pariser Platz, a soli cinque minuti di strada a piedi dal Reichstag, l'ex parlamento tedesco. Nonostante siamo passati tanti anni, il nome ha ancora la capacità di accendere una luce d'entusiasmo negli occhi della gente. Esternamente, il nuovo edificio è la copia esatta del vecchio, mentre all'interno è splendente di marmi e caldo di pannelli di legno intarsiato.
L'aveva voluto così il nuovo albergo Lorenz Adlon quando si era lanciato nella rischiosa impresa. Nato nel 1849 a Magonza, Adlon cominciò come apprendista falegname, ma ben presto passò alla ristorazione vendendo all'inizio panini sotto una tenda alle manifestazioni sportive e alle feste popolari. In seguito aprì una locanda. Alla fine degli anni Ottanta del 1800 si trasferì a Berlino, dove diventò comproprietario di un albergo e titolare di un ristorante molto raffinato.
Ma Adlon accarezzava un sogno: Berlino stava diventando una delle capitali del mondo in quegli anni, e aveva bisogno di un albergo della classe del Crillon di Parigi, del Savoy di Londra e del Sacher di Vienna. Dello stesso parere era un suo potentissimo amico, il principe Guglielmo, che nel 1888, a 29 anni, diventò imperatore
Adlon impiegò quasi 20 anni per realizzare quel sogno. Il principale problema furono i soldi. Il progetto costava 20 milioni di marchi oro, una somma astronomica per quei tempi. Benché già milionario, Adlon disponeva solo di un decimo della somma. Il resto lo fece trovare l'imperatore, che convinse i banchieri a fargli credito.
A quel punto Adlon fece le cose senza risparmio: marmo di Carrara per le scale, tappeti persiani acquistati quasi all'ingrosso a Istanbul, legni pregiati dall'Australia. Tutti gli impiegati dell'albergo portavano abiti fatti su misura; le fodere dei cuscini, le tende e le tovaglie del ristorante erano cucite a mano e fatte con stoffe di primissima qualità. Gran parte delle oltre 300 stanze era isolata acusticamente con doppie porte e interruttori che sostituivano i campanelli per chiamare il personale di servizio. C'erano anche il telefono e l'acqua calda corrente.
All'inaugurazione, il 23 ottobre 1907, Adlon diede il benvenuto ai suoi primi ospiti: Guglielmo II e l'imperatrice, insieme con i loro figli e il seguito. L'imperatore fece il giro dell'albergo e in ogni stanza aprì i rubinetti per vedere se davvero ne uscisse acqua calda. Dopo di che punzecchiò per un po' il conte von Zedlidtz und Trutzschler, che era il suo ciambellano, accusandolo di taccagneria perché non voleva attrezzare allo stesso modo il palazzo imperiale. Da quel giorno, ogni volta in visita a Berlino, l'imperatore consigliava all'ospite di prendere alloggio nelle suite dell'Adlon. "Ti ci troverai meglio", diceva, "Il mio palazzo è freddo e pieno di spifferi, e nei bagni non c'è l'acqua calda."
La storia dell'albergo è costellata di aneddoti che riguardano i suoi eccentrici ospiti abituali. Il maragià di Patiala, per esempio, voleva riservato tutto il primo piano per accomodare le sue mogli e i cortigiani, e quando andava via lasciava al personale 40mila marchi di mancia! Carolina Oterò, la Belle Oterò, una ballerina famosa per le sue danze scandalosamente sensuali nel 1914 lavorò al Teatro Wintergarten e alloggiò all'Adlon, dove arrivò con un pappagallo, due cagnolini, una gallina faraona, un gatto siamese, 38 valigie e una cameriera.
Per la sicurezza degli ospiti l'albergo teneva anche dei poliziotti privati che in genere facevano bene il loro lavoro. Si racconta però che nel maggio 1913 la polizia segreta russa e quella tedesca avessero saputo che gli anarchici progettavano di uccidere lo zar Nicola II con una bomba a orologeria piazzata nell'albergo. Per giorni e giorni gli agenti passarono al setaccio l'Adlon e interogavano i dipendenti senza trovare nulla.
Poi, quando ormai mancavano poche ore all'arrivo dello zar, il vicedirettore dell'albergo chiamò Lorenz Adlon nel suo ufficio e con mani tremanti gli consegnò un pacchetto dicendo: "Ecco la bomba". Pare che l'uomo, ricattato da terroristi russi a causa dei suoi debiti di gioco, avesse portato la bomba in albergo dove l'aveva tenuta nascosta per una settimana in cassaforte.
Nel 1921, alla morte di Lorenz Adlon, l'albergo passò a suo figlio Louis che, assieme alla moglie Hedda, seppe renderlo ancora più famoso approfittando del momento che vedeva la Berlino degli anni Venti diventare il crocevia cultural-cosmopolita d'Europa. Famosi autori, registi e musicisti si fermavano ora all'Adlon. Nelle sue memorie Hedda Adlon scrisse che un giorno l'attore Emil Jannings si presentò al bar dell'albergo e raccontò a Louis Adlon i problemi che lui e il regista Josef von Sternberg stavano avendo con il nuovo film L'ANGELO AZZURRO. Tutto era pronto per cominciare le riprese, ma non avevano ancora trovato una protagonista con il temperamento di un "terremoto erotico". Louis Adlon ci pensò su un attimo e poi disse: "Conosco la persona giusta". Procurò a Jannings un biglietto per la varietà dove recitava Marlene Dietrich e, appena la vide, Sternberg la scritturò all'istante. Era nata una stella!
Con i nazisti al potere Berlino subì un cambiamento radicale. Cambiò anche il pubblico dell'Adlon, via via che la luce della cultura si andava spegnendo nella città. Nel bar e nel ristorante dell'albergo si incontravano diplomatici e giornalisti stranieri. Alcuni di loro, come il giornalista radiofonico americano Shirer, poi autore del libro "Ascesa e caduta del Terzo Reich", trasferirono l'ufficio all'Adlon dopo l'invasione tedesca della Polonia, nel settembre del 1939.
Shirer, che rimase a Berlino fino al dicembre 1940, constatò che nemmeno l'Adlon potè sottrarsi al razionamento dei generi alimentari decretato dalle autorità. Al ristorante il cliente porgeva la tessera annonaria al cameriere che, con le forbicine appese al gilet mediante una catenina, ne ritagliava discretamente un tagliando prima di servire il pasto.
Fino alle ultime settimane di guerra, quando l'albergo fungeva anche da ospedale, il personale riuscì a mantenere la tradizione di servizio impeccabile che accompagnava l'Adlon: pasti caldi, lenzuola cambiate tutti i giorni, acqua calda in camera, e luce elettrica garantita dai gruppi elettrogeni di cui si era dotato l'albergo.
Un decennio più tardi Hedda Adlon scrisse nelle sue memorie che molti investitori le avevano offerto di ricostruire l'albergo nell'ex Berlino Ovest o altrove nella Germania Occidentale, ma che lei aveva sempre rifiutato. Aveva detto: "Mi piacerebbe ricostruirlo ma solo quando Berlino non sarà più divisa, e solo dov'era prima.".
È andata proprio così. Il nuovo Adlon, costato 435 milioni di marchi (1997), è ancora più sontuoso del vecchio. La hall è una bomboniera di lusso fatta di pietra arenaria color crema del Giura, rivestimenti in legno di ciliegio, soffitto a volta con cassettoni di stucco e intarsi d'oro. Il tutto sotto una gigantesca cupola di vetro decorata con un fregio in vetro colorato. E alle finestre, tende di damasco dorato. Ci sono di nuovo due giardini invernali con pavimenti di mattonelle di ardesia nera e marmo bianco, in stile mediterraneo, cupole di vetro come lucernari, e gruppi di palme.
Le pareti della grande sala da ballo, in cui possono cenare e danzare circa 400 persone, sono rivestite di legno di ciliegio e lastre di marmo verde di Carrara. Il soffitto della biblioteca è ornato da un affresco barocco, e copie di affreschi pompeiani completi di piccole crepe dipinte per simulare antichità sfoggiano le pareti del ristorante, tempio di prelibatezze. E l'"Adlon bar" è praticamente la copia esatta del suo predecessore: sgabello, sedie e divani rivestiti di cuoio rosso bordeaux, e pareti con pannelli di quercia e tappezzeria di seta e velluto a strisce gialle.
L'albergo ha 326 camere, tra cui due suites presidenziali e 35 suites più piccole, oltre a 40 appartamenti per i clienti di lungo corso.
Il vecchio Adlon era un albergo unico non solo per lo stile, ma anche per l'aggiornamento tecnologico e hanno mantenuto anche questa tradizione. Le camere sono infatti attrezzate con le ultimissime novità in fatto di alta tecnologia. Al centro della hall c'è un'artistica fontana in bronzo. Fino al 1945 si trovava nel Giardino di Goethe dell'albergo. Nel 1994, durante gli scavi, alcuni operai trovarono tra le macerie pezzi di questa fontana che, restaurata, è tornata a far parte dell'albergo. Dove simboleggiava la rinascita della leggenda dell'Adlon!!"
Diario di D.
Pubblicato da riri alle 20:51 16 commenti
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mercoledì 1 settembre 2010
Borgio Verezzi 2010
Pubblicato da Nicolanondoc alle 20:23 10 commenti
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