Da piccola facevo giochi solitari, per esempio con i bottoni di mia madre, chiusi in una scatola di biscotti, col coperchio un po’ arrugginito…
Diventavano monete per un mercato, in cui ero insieme venditore e compratore, oppure tessere di mosaico o coralli per lunghe collane variopinte…
Un giorno mi invitarono a giocare con loro due sorelline che abitavano nello stesso caseggiato, due piani più in alto, e con loro c’era pure un’amichetta, di qualche anno più grande di noi.
Mi assegnarono un nuovo nome, Paola: spesso giocavamo alla scuola, con piccoli quaderni ricavati da quelli grandi, matite, penne e tutto, facevamo il dettato e risolvevamo problemi, la più grande fungeva da maestra, severissima: era probabilmente per lei un gioco di proiezione, liberatorio, comunque ci divertivamo lo stesso, né c’erano altri giocattoli, che io ricordi. Forse una palla? Ma in casa era proibito usarla e in cortile non si scendeva mai.
Un pomeriggio che le raggiunsi più presto del solito, le trovai a parlottare in uno strano linguaggio, mi spiegarono che l’avevano inventato loro, ma non me ne vollero mettere a parte e subito cambiarono registro: io ci rimasi malissimo, mi sentii esclusa, respinta, frustrata, ma non osai protestare, timida com’ero.
Da allora le frequentai sempre meno, poi la guerra e gli sfollamenti ci divisero definitivamente.
Mi sono rimaste però nella memoria due parole che ero riuscita a sentire distintamente mentre mi avvicinavo a loro, pirichiz ciomber, e di cui mi rimase oscuro il significato.
E ogni volta - ahimé quante - che non afferro fino in fondo il senso di un discorso, ogni volta che mi sento esclusa, che mi scontro col senso misterioso della vita, mi tornano in mente quelle due incomprensibili parole: pirichiz ciomber…
Una finestra sul Mondo
Arte - L'immagine del giorno
Astronomia - Un'immagine al giorno
Stiamo valutando una soluzione alternativa.
Ghe pensi mi, così si espresso il Presidente dell'Isola che ha già riunito un'apposita task force che si concentrerà per trovare la soluzione migliore nel minor tempo possibile.
Nel frattempo nell'Isola c'è agitazione.
Pare esistano forme di vita intelligenti.
Il Presidente è sconvolto dalla raggelante novità.
giovedì 1 luglio 2010
pirichiz ciomber
Pubblicato da R.L. alle 12:56
Etichette: pirichiz ciomber, racconto
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5 commenti:
Cara R.L.,
é bello il tuo racconto.
La solitudine e la sensazione di essere esclusa é una cosa molto triste e il ricordo del dolore dell'anima rimane.
La mia gioventú era piú movimentata. Sempre avevo i fratelli e amici intorno. Facevo la conoscenza della solitudine piú tardi...
Ti invio tanti baci
Bellissimo questo racconto, anche se un pò triste, mi ha di colpo trasportata nei ricordi della mia infanzia, noi con gesti e parole incomprensibili escludevamo dal nostro mondo gli adulti.
Un abbraccio a tutti e buon fine settimana!
eheheheh
che belli i giochi che si fanno da bambini, nascondono un mondo segreto e tenerissimo!!!
^______________^
buon weekend a tutti
^_______________^
ciao buon fine settimana.
Buon fine settimana a tutti! ^___^
Tornerò per leggere il post...ora ho lo stomaco che mi fa tantissimo rumoreee!:*
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